ANGELO SICURELLA
Due remix per “Yuki O”, title track dell’ultimo disco dell’ex Omosumo.
Tra sperimentazione, collaborazioni artistiche e nuovi modi di scrittura
Puoi raccontare come nasce que-
sta operazione di remix/rilancio
della title-track del tuo ultimo
disco?
Il remix è una pratica in uso da
molto tempo e l’ho sempre visto
come un modo per confrontarsi
con altri punti di vista. Qualcuno
prende una parte di te, di quello
che hai scritto e lo manipola. E
questo procedimento di rielabo-
razione è una cosa che mi inte-
ressa a cominciare dal fatto che
sono io il primo manipolatore dei
miei suoni. Spesso ci sono brani
che nascono da suoni di altri bra-
ni, stretchati o editati fino a ren-
derli irriconoscibili se paragonati
al punto di partenza e questo mi
porta a esplorare altri mondi. Il
remix rappresenta tante cose in-
sieme, è un processo di rielabora-
zione, fornisce un’altra chiave di
lettura di un brano o di un fram-
mento di questo. Non ultima, la
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bellezza di potere diventare altro a
cui non avevi pensato.
Direi che è il caso di approfondi-
re sia come nasce la canzone, sia
chi è, nel dettaglio, Yuki O
Yuki O è una figura con cui ho
scelto di interagire nel corso della
scrittura del disco. È il mio alter
ego in certe occasioni e altrimenti
è una persona appena incontrata
nella mia mente, che vive lo stesso
mondo frenetico che viviamo noi.
A volte quando scrivo immagino
sempre un personaggio maschile
o femminile a cui mi rivolgo. A
volte parlo con qualcuno fuori di
me. A volte quell’ombra sono io
stesso. Questa volta ho deciso di
darle un nome, Yuki O per l’ap-
punto. Mi piace il suono, mi pia-
ce il significato. La canzone nasce
dal racconto di una storia di ab-
bandono del corpo, in parte vera.
Siamo nella stanza di un apparta-
mento. Ai piedi della porta cade
un fascio di luce dal lucernario di
questa mansarda. Su quel punto di
luce ci sono dei vestiti, per terra.
Sono gli abiti di chi è trapassato.
Il testo racconta una storia di ab-
bandono, una parafrasi di come le
cose cambino sotto i nostri occhi
e di quanto è naturale sia così e
non possa essere altrimenti.
Come hai scelto le due artiste
che hanno messo mano ai remix?
Laura, avevo avuto modo di ve-
derla suonare dal vivo con i Ju-
lie’s. Mi piace la delicatezza e la
profondità che usa nell’immer-
gersi all’interno di un contesto
sonoro. Guenter Raler, me l’ha
fatta ascoltare per la prima volta
Damiano Miceli, che si occupa
del management. A primo ascol-
to del suo soundcloud, che invito
ad ascoltare, mi è subito piaciuta,
con un estro e una freschezza che
mi hanno colpito subito. Nell’ot-
tica dei remix, proprio per quello
che abbiamo detto sopra, penso
sia fondamentale che ti piaccia
quello che fa la gente con cui vuoi
collaborare. E questo ne è un caso
esplicito.
Quali sono i prossimi passi di-
scografici che affronterai dopo
“Yuki O”? Qualche anticipazio-
ne?
In questo momento sto sperimen-
tando parecchio. Sto scrivendo e
non so da che parte mi muoverò,
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