LUPO
Il progetto acoustic-folk di Chicco Bedogni, polistrumentista reggiano
esordisce con l’ep di ballad originali “To The Moon”
E’ vero: in effetti la dimensione
acustica mi intriga più o meno da
quanto canto, forse perché è quel-
la che più concede dinamica alla
voce. Da ragazzino ero affascina-
to dal volume, dalla “pacca”, poi
crescendo ho scoperto la potenza
dei silenzi e della melodia. Credo
Ho letto che il tuo allontana-
mento dalla tua band preceden-
te, gli AmpRive, è stato determi-
nato anche da un problema di
salute all’orecchio. Ma mi sem-
bra che la scelta acustica non sia
figlia soltanto di questa casuali-
tà. Vuoi spiegare com’è andata?
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Sono curioso di capire la scelta
di titolo e copertina, visto che le
ballate del disco mi sembrano
molto poco fantascientifiche.
Devi pensarlo come un colla-
ge di pezzi cantati sotto la luna,
non per la luna. Al di là di Slow
Big Crunch e Brother and I, che
parlano delle stelle e dell’univer-
so (e tra l’altro sono i due sin-
goli di questo EP), gli altri pezzi
sono lamenti in musica di uomini
comuni, nello spirito delle bal-
lad-songs popolari. Provo a darti
un’immagine concreta: è come
se ti ritrovassi in una notte estiva
nell’aia de “l’albero degli zoccoli”
o davanti alla baracca dove vive-
va R.L. Burnside. Con te ci sono
braccianti e contadini di ritorno
dai campi per i quali, dopo ore di
duro lavoro, non c’è altra conso-
lazione al di fuori di una bevuta
e una suonata di fronte al cielo
stellato. Ognuno di loro ha un
male per cui cantare. Suonando
si sfogano e così si liberano dalla
triste condizione che li accomu-
na. Ecco, questa idea di un riscat-
to (temporaneo, quindi illusorio)
nella musica, o meglio nel lamen-
si tratti di un percorso abbastan-
za comune, in effetti… Diciamo
che l’ipersensibilità agli alti vo-
lumi è stata lo sprone che mi ha
spinto a prendere sul serio il mio
approccio domestico alla musi-
ca: tra le mura di casa ho sempre
improvvisato stralci di canzone
strimpellando sulla chitarra acu-
stica. Io sono uno di quelli che se
ha in mano una chitarra finisce
per scrivere una canzone, bella
o brutta che sia. La chitarra me
la trovo tra le mani anche in ba-
gno, mentre leggo o mentre cu-
cino. Non suonare per un anno
intero è stata una vera sofferenza.
Per ovviare alla mancanza della
sala prove e soprattutto del venir
meno delle ore spese nella ricerca
di vecchi sintetizzatori, chitarre
o amplificatori da sistemare, mi
sono comprato una moto d’epoca
quando neanche avevo la patente.
L’ho restaurata come avrei fatto
con un vecchio ARP o con il mio
SoundCity e così per un po’ non
ho pensato alla musica. Poi per
fortuna il problema si è risolto e
da allora praticamente non vado
più in moto.
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