TRAKS MAGAZINE TRAKS MAGAZINE 021 | Page 42

ALESSANDRO SIPOLO Arrivato al suo terzo album, “Un altro equilibrio”, il cantautore propone atmosfere personalissime e lontane da quanto ci si aspetta da un artista “indie”, sa regalare le sensazioni di un viaggio in terre lontane o di un buon libro letto tutto d’un fiato. Gli abbiamo fatto qualche domanda per sapere cosa muove un animo così raffinato Un altro equilibrio è un titolo azzeccato per descrivere la tua arte, non solo l’ultimo album. Mescoli parole, suoni e atmosfe- re creando un equilibrio magico e distante dalle mode del mo- mento. Questa armonia è frutto di un lungo processo creativo? Be’, innanzitutto grazie per que- sta considerazione generosa. Le mode effettivamente non mi han- no mai appassionato. “Moda”, del resto, è un concetto matematico. E’ semplicemente “il valore più 42 frequente”. Non necessariamente il migliore. Il mio modo di scri- vere e comporre è effettivamente piuttosto distante dalla musica che oggi va per la maggiore. Non per questo mi ritengo inferiore o superiore a qualcun altro. Credo semplicemente di aver sviluppato uno stile e un gusto personale. Dietro ogni tuo testo ci sono persone, luoghi, sensazioni. Ho avuto la fortuna di assistere a un tuo concerto qualche anno fa, e sentir raccontare i retrosce- na dei tuoi brani è sicuramente stato fondamentale per poterli apprezzare fino in fondo. Si- curamente incuriosisce sapere qualcosa in più sullo Sciamano bianco, uno dei protagonisti che sembra di poter toccare, come era stato per Arnaldo, Denoda e Gagiò Romanò... Lo sciamano bianco racconta il rapporto di fiducia e cura tra due persone a me care, uno psicologo italiano (scherzosamente definito nel brano “lo sciamano bianco”) e un ragazzo africano, rifugiato in Italia. Quello psicologo, Fede- rico, era mio collega, nel progetto SPRAR della città di Brescia, ed è mancato improvvisamente, all’età di 29 anni. Volevo scrivere un brano che lo ricordasse. Che ri- cordasse la sua intelligenza, la sua apertura verso le persone di ori- gine straniera, la sua competenza etno-clinica. E che ricordasse il prezioso aiuto prestato a quel ra- gazzo maliano. I riferimenti culturali non man- cano: dal mito di Sisifo a Calvino e alle sue città invisibili, alla ri- cerca di un equilibrio e di rispo- ste, si muovono in un contesto particolarmente impegnativo e arido di risposte. La musica inte- sa come impegno appartiene for- se a un momento storico lonta- no, non hai timore di precluderti la possibilità di sfondare defini- tivamente, di fare il salto? Guarda, come avrai dedotto ascol- tando Mostar, l’unico “salto” che credo di poter fare è quello dal ponte… A parte gli scherzi, sono pienamente consapevole che il tipo di musica che compongo e canto non è attualmente il più ambito dal mercato discografico. Detto questo, non mi interessa 43