TRAKS MAGAZINE TRAKS MAGAZINE 021 | Page 30

lypop” e quanto Edoardo Vianel- lo nasconde nelle sue viscere. Bella domanda. Ci dai la possibi- lità di spiegare un po’ quale sia il nostro processo creativo. L’idea di base era quella di giocare attorno a un riff ripetitivo ma che girasse una volta in battere e una volta in levare. Abbiamo quindi ricam- pionato un riff a caso di chitarra elettrica che ha creato l’ossatura. Volevamo inoltre utilizzare un campione vocale di Lollipop del- le Chordettes che però abbiamo scartato, seppur abbia dato il tito- lo al pezzo. Abbiamo poi incastra- to le nostre improvvisazioni stru- mentali con i campioni scelti in precedenza. La scelta dei samples in questo caso è stata abbastanza facile (altre volte lo è stata meno): volevamo assolutamente utilizzare dei campioni di fiati perchè risuo- navano nella nostra testa come adatti al pezzo. Cercavamo però qualcosa di particolare che sapes- se di canzoni pop anni 60 e/o Jazz. Ed ecco che Edoardo Vianello, ma soprattutto Sonny Rollins sono venuti in nostro aiuto. In questo caso i campioni li abbiamo adat- mo arrivare. Tuttavia la musica ci sorprende sempre e il risultato è stato un evoluzione del sound. Questo disco suona più dark e cela meglio dietro di sé i riferi- menti da cui eravamo partiti. Di quali animali e di quali “mo- stri” è composto il vostro Bestia- rio? Il nostro Bestiario non è popolato da animali ma da persone real- mente esistenti. Entrare nel Be- stiario è come entrare in un bar di montagna dove gli avventori abituali si azzittiscono e si girano tutti insieme quando entri, parla- no una lingua quasi incomprensi- bile, ridono forte e bevono. E ogni volta ci si stupisce quanto sembri esserci una selezione naturale per consentire l’accesso a questo luo- go: soltanto i mostri sembrano essere i bene accetti. I personaggi del nostro Bestiario ci affascina- no perché sono genuini, sinceri e ci fanno sorridere. Il Bestiario è un luogo che noi frequentiamo e amiamo ed è stato facile utilizzar- lo come metafora per il titolo del nostro disco. Vorrei sapere come nasce “Lol- 30 tati al pezzo, altre volte cambiamo la tonalità. In fine abbiamo sgrossato il tutto con l’arrangiamento. Di solito dopo una tren- tina di revisioni il pezzo funziona per noi e lo con- sideriamo finito. Dopo Metro Jungle avete fatto un lungo tour che vi ha portati anche all’este- ro. Pianificate qualcosa di simile anche questa volta? Ci piace riprendere quan- to detto da Bob Corn durante un suo recente concerto qui a Cuneo. Secondo lui il tour è uno stato mentale in cui il musicista perde i riferimenti della sua vita quotidiana. L’unica preoccupazione diventa dove si suonerà il giorno dopo, quanto dista il locale e a che ora si do- vrà essere lì. E’ fortunato chi ha provato questo stato. Noi siamo completamente d’accordo, ci piace essere in tour. Per l’uscita del di- sco abbiamo pianificato una serie di concerti spot in giro per l’Italia magari combinando un paio di date. Questa modalità è quella che al momento pare funzionare me- glio anche perché i locali in Italia organizzano prevalentemente il venerdì e il sabato e bisogna anche far quadrare la vita di ognuno di noi al di fuori dei Mambo. Per un vero e proprio tour si vedrà in fu- turo. Tre nomi che vi piacciono parti- colarmente nella musica italiana di oggi. Dunk (perché racchiude le anime dei Verdena e di Giuradei), Cali- bro 35, Massimo Volume. 31