lypop” e quanto Edoardo Vianel-
lo nasconde nelle sue viscere.
Bella domanda. Ci dai la possibi-
lità di spiegare un po’ quale sia il
nostro processo creativo. L’idea di
base era quella di giocare attorno
a un riff ripetitivo ma che girasse
una volta in battere e una volta in
levare. Abbiamo quindi ricam-
pionato un riff a caso di chitarra
elettrica che ha creato l’ossatura.
Volevamo inoltre utilizzare un
campione vocale di Lollipop del-
le Chordettes che però abbiamo
scartato, seppur abbia dato il tito-
lo al pezzo. Abbiamo poi incastra-
to le nostre improvvisazioni stru-
mentali con i campioni scelti in
precedenza. La scelta dei samples
in questo caso è stata abbastanza
facile (altre volte lo è stata meno):
volevamo assolutamente utilizzare
dei campioni di fiati perchè risuo-
navano nella nostra testa come
adatti al pezzo. Cercavamo però
qualcosa di particolare che sapes-
se di canzoni pop anni 60 e/o Jazz.
Ed ecco che Edoardo Vianello, ma
soprattutto Sonny Rollins sono
venuti in nostro aiuto. In questo
caso i campioni li abbiamo adat-
mo arrivare. Tuttavia la musica
ci sorprende sempre e il risultato
è stato un evoluzione del sound.
Questo disco suona più dark e
cela meglio dietro di sé i riferi-
menti da cui eravamo partiti.
Di quali animali e di quali “mo-
stri” è composto il vostro Bestia-
rio?
Il nostro Bestiario non è popolato
da animali ma da persone real-
mente esistenti. Entrare nel Be-
stiario è come entrare in un bar
di montagna dove gli avventori
abituali si azzittiscono e si girano
tutti insieme quando entri, parla-
no una lingua quasi incomprensi-
bile, ridono forte e bevono. E ogni
volta ci si stupisce quanto sembri
esserci una selezione naturale per
consentire l’accesso a questo luo-
go: soltanto i mostri sembrano
essere i bene accetti. I personaggi
del nostro Bestiario ci affascina-
no perché sono genuini, sinceri
e ci fanno sorridere. Il Bestiario è
un luogo che noi frequentiamo e
amiamo ed è stato facile utilizzar-
lo come metafora per il titolo del
nostro disco.
Vorrei sapere come nasce “Lol-
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tati al pezzo, altre volte
cambiamo la tonalità. In
fine abbiamo sgrossato il
tutto con l’arrangiamento.
Di solito dopo una tren-
tina di revisioni il pezzo
funziona per noi e lo con-
sideriamo finito.
Dopo Metro Jungle avete
fatto un lungo tour che vi
ha portati anche all’este-
ro. Pianificate qualcosa
di simile anche questa
volta?
Ci piace riprendere quan-
to detto da Bob Corn
durante un suo recente
concerto qui a Cuneo. Secondo
lui il tour è uno stato mentale in
cui il musicista perde i riferimenti
della sua vita quotidiana. L’unica
preoccupazione diventa dove si
suonerà il giorno dopo, quanto
dista il locale e a che ora si do-
vrà essere lì. E’ fortunato chi ha
provato questo stato. Noi siamo
completamente d’accordo, ci piace
essere in tour. Per l’uscita del di-
sco abbiamo pianificato una serie
di concerti spot in giro per l’Italia
magari combinando un paio di
date. Questa modalità è quella che
al momento pare funzionare me-
glio anche perché i locali in Italia
organizzano prevalentemente il
venerdì e il sabato e bisogna anche
far quadrare la vita di ognuno di
noi al di fuori dei Mambo. Per un
vero e proprio tour si vedrà in fu-
turo.
Tre nomi che vi piacciono parti-
colarmente nella musica italiana
di oggi.
Dunk (perché racchiude le anime
dei Verdena e di Giuradei), Cali-
bro 35, Massimo Volume.
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