Scrivere e cantare italiano ha
cambiato in qualche modo il tuo
metodo di lavoro?
Per scrivere e cantare in italiano
brani che fossero miei e non de-
stinati a qualche collega ho do-
vuto per prima cosa rieducarmi a
sentire e pensare la mia musica in
italiano. Le regole della metrica,
della fonetica e perfino della po-
etica cambiano radicalmente, e la
traslazione o trasposizione di un
sound non è una strada praticabi-
le, o almeno non lo è stata per me.
Per questo ho scritto alcuni brani
insieme ad alcuni musicisti che
stimo particolarmente e che ho la
fortuna si poter chiamare amici,
come Chris Lavoro e Max Elli.
Si è trattato di reinvenzione, bel-
lissima, appassionante e appena
iniziata.
Che cosa ha rappresentato la
produzione di Max Casacci, pro-
duttore esimio e “mente” dei
Subsonica, per questo disco?
La fortuna e l’importanza di poter
lavorare insieme a Max Casac-
ci sono andate oltre il lavoro di
studio. Max è un vero maestro, e
come sapete oltre a essere un mu-
sicista e un produttore sopraffino
è un intellettuale. Ho fatto teso-
ro delle sue parole sia nel tempo
trascorso in studio che durante le
nostre lunghe chiacchierate tori-
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nesi. Credo che abbia da subito
capito quale fosse la strada mi-
gliore per i provini chitarra e voce
chi ha ascoltato. Abbiamo fatto un
disco pop in un’accezione molto
ampia e musicalmente la sua in-
clinazione “elettronica” ha spinto
senza mai forzare le canzoni oltre
il margine delle mie abitudini, il
che è sempre un bene.
Abbiamo sempre lavorato col sor-
riso, il che non capita sempre.
Non avrei potuto avere un mento-
re migliore per il mio primo disco
in italiano e credo allo stesso tem-
po aver trovato un vero amico.
Come nasce Balla, che hai anche
scelto come singolo?
Balla è una canzone nata nell’in-
verno milanese a casa di Andrea
Mazzantini in arte Mazay, noto
producer e dj. Collaboriamo da
tempo e per una volta abbiamo
deciso di fare le cose in modo
diverso e ho provato a cantare
e scrivere in italiano su una sua
base dalla forte spinta dance.
Ne è nata questa sorta di tragedia
d’amore che si consuma su una
pista da ballo. Quando Max ci ha
prodotto il brano, le chitarre alla
Nile Rodgers ci sono sembrate
d’obbligo e in qualche modo que-
sta canzone si trova a far coesi-
stere una componente ddm, una
dance-funk e una cantautore.
Mi incuriosisce molto anche
Quando saremo robot, teorica-
mente sottoposta a incubi da In-
telligenza Artificiale ma in realtà
molto dolce e anche piuttosto
“acustica”…
Sono affezionato a Quando Sare-
mo Robot. E’ una delle primissi-
me canzoni che io abbia scritto in
italiano. E’ una riflessione leggera
su quanto sia importante la nostra
componente umana. Su quanto
i nostri limiti, i nostri spigoli e il
nostro essere “altro da” sia in re-
altà ciò che ci permette di vivere,
e se siamo fortunati abbastanza,
di costruire un amore. Se fossimo
lisci, senza attriti e parti ruvide le
cose e le persone ci scivolerebbero
addosso in silenzio. Con le nostre
umane, universali e inevitabili
ammaccature siamo come pezzi di
un puzzle che con un po’ di lavoro
e di ricerca possono trovare i loro
incastri e perché no, intravedere
un disegno più grande.
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