TRAKS MAGAZINE TRAKS MAGAZINE 021 | Page 22

Scrivere e cantare italiano ha cambiato in qualche modo il tuo metodo di lavoro? Per scrivere e cantare in italiano brani che fossero miei e non de- stinati a qualche collega ho do- vuto per prima cosa rieducarmi a sentire e pensare la mia musica in italiano. Le regole della metrica, della fonetica e perfino della po- etica cambiano radicalmente, e la traslazione o trasposizione di un sound non è una strada praticabi- le, o almeno non lo è stata per me. Per questo ho scritto alcuni brani insieme ad alcuni musicisti che stimo particolarmente e che ho la fortuna si poter chiamare amici, come Chris Lavoro e Max Elli. Si è trattato di reinvenzione, bel- lissima, appassionante e appena iniziata. Che cosa ha rappresentato la produzione di Max Casacci, pro- duttore esimio e “mente” dei Subsonica, per questo disco? La fortuna e l’importanza di poter lavorare insieme a Max Casac- ci sono andate oltre il lavoro di studio. Max è un vero maestro, e come sapete oltre a essere un mu- sicista e un produttore sopraffino è un intellettuale. Ho fatto teso- ro delle sue parole sia nel tempo trascorso in studio che durante le nostre lunghe chiacchierate tori- 22 nesi. Credo che abbia da subito capito quale fosse la strada mi- gliore per i provini chitarra e voce chi ha ascoltato. Abbiamo fatto un disco pop in un’accezione molto ampia e musicalmente la sua in- clinazione “elettronica” ha spinto senza mai forzare le canzoni oltre il margine delle mie abitudini, il che è sempre un bene. Abbiamo sempre lavorato col sor- riso, il che non capita sempre. Non avrei potuto avere un mento- re migliore per il mio primo disco in italiano e credo allo stesso tem- po aver trovato un vero amico. Come nasce Balla, che hai anche scelto come singolo? Balla è una canzone nata nell’in- verno milanese a casa di Andrea Mazzantini in arte Mazay, noto producer e dj. Collaboriamo da tempo e per una volta abbiamo deciso di fare le cose in modo diverso e ho provato a cantare e scrivere in italiano su una sua base dalla forte spinta dance. Ne è nata questa sorta di tragedia d’amore che si consuma su una pista da ballo. Quando Max ci ha prodotto il brano, le chitarre alla Nile Rodgers ci sono sembrate d’obbligo e in qualche modo que- sta canzone si trova a far coesi- stere una componente ddm, una dance-funk e una cantautore. Mi incuriosisce molto anche Quando saremo robot, teorica- mente sottoposta a incubi da In- telligenza Artificiale ma in realtà molto dolce e anche piuttosto “acustica”… Sono affezionato a Quando Sare- mo Robot. E’ una delle primissi- me canzoni che io abbia scritto in italiano. E’ una riflessione leggera su quanto sia importante la nostra componente umana. Su quanto i nostri limiti, i nostri spigoli e il nostro essere “altro da” sia in re- altà ciò che ci permette di vivere, e se siamo fortunati abbastanza, di costruire un amore. Se fossimo lisci, senza attriti e parti ruvide le cose e le persone ci scivolerebbero addosso in silenzio. Con le nostre umane, universali e inevitabili ammaccature siamo come pezzi di un puzzle che con un po’ di lavoro e di ricerca possono trovare i loro incastri e perché no, intravedere un disegno più grande. 23