TRAKS MAGAZINE TRAKS MAGAZINE 020 | Page 22

Se è vero anche per quest’ultimo disco, ne esce una fotografia non troppo allegra dell’ultimo perio- do… Le mie canzoni nascono sempre da momenti o situazioni difficili. Ma non è tanto il periodo che in- fluisce sulla mia scrittura quanto piuttosto la mia visione delle cose. Sono tendenzialmente un pessi- mista cronico, decadente e che “ama” perdersi in un certo tipo di malinconia. Ma è anche vero che la realtà del mondo che ci circon- da non può che agevolare deter- minate sensazioni di straniamento o di profonda tristezza/insicurez- za. 22 Che cosa ha regalato il lavoro a Los Angeles con Joe Cardamone a questo disco? Oltre all’esperienza umana, uni- ca e importante che ho vissuto, in termini tecnici ha regalato una di- mensione precisa e spaziale al di- sco. Lavorando con i loops, in una maniera vicina a quella usata da Warren Ellis (con il quale Joe ha anche collaborato) abbiamo creato un certo tipo di spazialità deserti- ca, ma anche onirica e malinconi- ca, che ben si accosta al mio tipo di songwriting. Come nasce “I put a spell on you”, posto che sulle prime pen- savo fosse una cover di Nina Simone, che tutto sommato sa- rebbe stata anche molto adatta all’atmosfera del disco? Il brano è nato molto velocemen- te dopo una telefonata. In questo caso riff e parole sono state scritte assieme subito dopo che ho chiu- so la comunicazione con la perso- na alla quale è dedicata la canzo- ne. Il testo parla di perdita, di fine, e di quel poco che ne rimane. E’ uno dei brani che caratterizza di più il disco e che ancora mi coin- volge molto quando lo suono. Avete realizzato anche un film sperimentale per accompagnare il disco. Che tipo di esperienza è stata? Il film è stato un’esperienza ma- gnifica e a tratti anche divertente. Magnifica in primis per i luoghi nei quali ci siamo trovati a gira- re. Posti che ti entrano nell’anima e che ti rimarranno impressi per la vita. In secondo luogo intensa per le modalità con il quale è sta- to girato. Essendo un film “on the road” tutto si è svolto in maniera molto spontanea e libera, ma allo stesso tempo ricercata e con un occhio sempre attento, da parte della regista Samantha Stella, nel ricercare la cura di certi particola- ri e nel dare un certo tipo di nar- razione. Ti va di fare tre nomi di artisti che ti hanno particolarmente impressionato o colpito di recen- te? Impressionato credo nessuno. Se devo fare dei nomi ti cito però tre belle scoperte fatte negli ultimi tempi: Medicine Boy, Laura Car- bone, Wild Daughter. 23