LO-FI POETRY
“La mia band” è il nuovo ep del trio Veneto: molte sensazioni alternati-
ve, molta ironia e pensieri molto chiari (?) sull’indie italiano
teristi e bassisti (a Vicenza quelli
bravi sono metallari o amanti del
jazz). Be’, anche cantanti. Il bat-
terista poi l’abbiamo trovato, un
cantante no. E forse meglio così.
Diciamo che è già un miracolo es-
sere ancora qui e pensare di avere
vent’anni.
Chiamare l’ep La mia band sem-
bra quasi una dichiarazione
d’intenti...
Ci piace il suono della parola
“band”, anglofono, ironico, un
po’ cazzone. Ci ricorda di essere
nati negli anni ‘80 e aver visto The
Qual è la vostra storia fin qui?
Guarda, ti direi: “Niente, asso-
lutamente niente. Non abbiamo
fatto un cazzo per 10 anni”. Però
poi magari la pubblichi ‘sta roba,
allora meglio inventarsi qualcosa.
No dai, a parte l’aver prodotto un
primo ep, nemmeno andato tanto
male a livello di critica, aver suo-
nato qua e là -mai su palchi im-
portanti- ed essere entrati con una
nostra canzone, Omnisessualità,
nella compilation del Vicenza Pri-
de 2013, abbiamo passato la mag-
gior parte del tempo a cercare bat-
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Blues Brothers una ventina di volte
e quasi mai sobri. Quando le idee
e i contenuti della tua musica ti ri-
specchiano, è facile indentificarsi
con la band. Abbiamo richiamato
la canzone meno rappresentativa
del repertorio, ma ci permetteva
di realizzare l’idea di video che
avevamo in mente: un orsacchiot-
to arriva a una festa, si spacca, ci
prova con l’unica orsa presente; gli
va male e uno stronzo un po’ più
sobrio di lui gliela soffia. Ovvia-
mente non c’è alcun tentativo pe-
dagogico in tutto questo.
Sembra anche un manifesto an-
ti-indie. Ne parliamo?
Preferiremmo di no (cit). Sì, sì, ne
parliamo: i musicisti indie sono
tutti un po’ dei coglioni, noi in-
clusi. La scena indie degli ultimi
anni è fantastica, ha sfornato fior
di supergruppi e di musica gran-
diosa, ha delle peculiarità e dei
tratti originali che all’estero non si
trovano. Ma molti atteggiamenti e
rituali di questi anni sono davve-
ro ridicoli, basta aprire un profilo
Instagram per accorgersene. Non
siamo certo i primi a fare canzo-
ni autoironiche sul movimento, ci
sono pezzoni come C’è vita oltre il
Rockit dei Luminal, Sono così in-
die degli Stato Sociale, Tropico del
cancro di Appino. E vogliamo par-
lare delle parodie delle Coliche?
Le vostre band di riferimento?
Intendi da quali gruppi abbia-
mo copiato? Per il secondo bra-
no il riferimento è ai Giorgieness
(avevamo chiesto alla cantante di
farci un featuring ma senza suc-
cesso) e un pochino ai Gomma,
per l’approccio iniziale al cantato
e all’urlato finale; il terzo brano ci
è stato ispirato -diciamo così- dai
Luminal (abbiamo chiesto anche
a loro di mettere la voce venen-
do brutalmente ignorati), per la
quarta canzone abbiamo preso in
prestito qualche idea di arrangia-
mento da John Frusciante in Befo-
re the beginning e dai Funkadelic
di Maggot Brain, presenti nella
colonna sonora del porno d’autore
Love 3D, mentre l’ultima è un pla-
gio dei Bachi da Pietra (Enigma,
vi facilitiamo il compito). Per il
resto Afterhours, Marlene Kun-
tz, Nirvana, Frah Quintale (per il
prossimo ep), Verdena, Placebo,
Rammstein, Debussy...
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