TRAKS MAGAZINE TRAKS MAGAZINE 020 | Page 18

LO-FI POETRY “La mia band” è il nuovo ep del trio Veneto: molte sensazioni alternati- ve, molta ironia e pensieri molto chiari (?) sull’indie italiano teristi e bassisti (a Vicenza quelli bravi sono metallari o amanti del jazz). Be’, anche cantanti. Il bat- terista poi l’abbiamo trovato, un cantante no. E forse meglio così. Diciamo che è già un miracolo es- sere ancora qui e pensare di avere vent’anni. Chiamare l’ep La mia band sem- bra quasi una dichiarazione d’intenti... Ci piace il suono della parola “band”, anglofono, ironico, un po’ cazzone. Ci ricorda di essere nati negli anni ‘80 e aver visto The Qual è la vostra storia fin qui? Guarda, ti direi: “Niente, asso- lutamente niente. Non abbiamo fatto un cazzo per 10 anni”. Però poi magari la pubblichi ‘sta roba, allora meglio inventarsi qualcosa. No dai, a parte l’aver prodotto un primo ep, nemmeno andato tanto male a livello di critica, aver suo- nato qua e là -mai su palchi im- portanti- ed essere entrati con una nostra canzone, Omnisessualità, nella compilation del Vicenza Pri- de 2013, abbiamo passato la mag- gior parte del tempo a cercare bat- 18 Blues Brothers una ventina di volte e quasi mai sobri. Quando le idee e i contenuti della tua musica ti ri- specchiano, è facile indentificarsi con la band. Abbiamo richiamato la canzone meno rappresentativa del repertorio, ma ci permetteva di realizzare l’idea di video che avevamo in mente: un orsacchiot- to arriva a una festa, si spacca, ci prova con l’unica orsa presente; gli va male e uno stronzo un po’ più sobrio di lui gliela soffia. Ovvia- mente non c’è alcun tentativo pe- dagogico in tutto questo. Sembra anche un manifesto an- ti-indie. Ne parliamo? Preferiremmo di no (cit). Sì, sì, ne parliamo: i musicisti indie sono tutti un po’ dei coglioni, noi in- clusi. La scena indie degli ultimi anni è fantastica, ha sfornato fior di supergruppi e di musica gran- diosa, ha delle peculiarità e dei tratti originali che all’estero non si trovano. Ma molti atteggiamenti e rituali di questi anni sono davve- ro ridicoli, basta aprire un profilo Instagram per accorgersene. Non siamo certo i primi a fare canzo- ni autoironiche sul movimento, ci sono pezzoni come C’è vita oltre il Rockit dei Luminal, Sono così in- die degli Stato Sociale, Tropico del cancro di Appino. E vogliamo par- lare delle parodie delle Coliche? Le vostre band di riferimento? Intendi da quali gruppi abbia- mo copiato? Per il secondo bra- no il riferimento è ai Giorgieness (avevamo chiesto alla cantante di farci un featuring ma senza suc- cesso) e un pochino ai Gomma, per l’approccio iniziale al cantato e all’urlato finale; il terzo brano ci è stato ispirato -diciamo così- dai Luminal (abbiamo chiesto anche a loro di mettere la voce venen- do brutalmente ignorati), per la quarta canzone abbiamo preso in prestito qualche idea di arrangia- mento da John Frusciante in Befo- re the beginning e dai Funkadelic di Maggot Brain, presenti nella colonna sonora del porno d’autore Love 3D, mentre l’ultima è un pla- gio dei Bachi da Pietra (Enigma, vi facilitiamo il compito). Per il resto Afterhours, Marlene Kun- tz, Nirvana, Frah Quintale (per il prossimo ep), Verdena, Placebo, Rammstein, Debussy... 19