LUCA BURGIO
“Versi da bancone” è il nuovo ep del cantautore “giramondo”, come
sempre accompagnato dalla fedele Maison Pigalle
viamo in affitto e cambiamo casa,
città e lavoro sul ritmo frenetico
del tempo. Per questo ho deciso
di fare un breve omaggio alla mia
generazione, anch’essa di passag-
gio. Anche la scelta del live in stu-
dio, in cui ampio spazio è lasciato
all’improvvisazione, sta a sottoli-
neare la frugalità di un momento
irripetibile che passa… in attesa
I generi musicali cui fai riferi-
mento stanno stretti in un ep...
Versi da Bancone si propone come
un lavoro di passaggio, un velo-
ce momento che unisce la fine di
un periodo e l’inizio di un altro.
Il bancone si consuma in fretta,
è frugale e il formato breve è il
formato dei nostri tempi! La mia
gente è sempre in movimento, vi-
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del prossimo album.
A giudicare da qualche canzone
si direbbe che il rapporto con il
genere femminile non sia sem-
pre idilliaco...
Au contraire, per fortuna posso
ritenermi soddisfatto sotto quell’a-
spetto, ho sempre avuto esperien-
ze piacevoli, interessanti e diver-
tenti che nella loro “frugalità” o
longevità mi hanno sempre co-
munque arricchito e reso una per-
sona migliore. Proprio per questo
ne Il terzo incomodo mi sono pre-
so la libertà di fare ironia su quei
momenti da single che tutti cono-
sciamo ma che passano in fretta…
qualche volta.
Perché dedicare “La confessione”
alla monaca di Monza?
Marianna de Leyva era una don-
na dotata di una mirabile forza,
e la sua sincerità trova risposta
oggi più che mai nella direzione
che stiamo prendendo. E’ come se
stessimo sull’asse dove il tempo si
piega, la fine di un ciclo e l’inizio
di un altro, finiscono le religioni,
i matrimoni, le razze e nascono
convivenze fra coppie miste per lo
più atee o non praticanti che
danno alla luce figli di razza mi-
sta perdendo qualunque traccia di
distinzione. Ma noi siamo anco-
ra un passo prima di tutto ciò, il
momento di passaggio, quelli che
tutto questo lo stanno iniziando,
mentre le religioni perdono tutto
quello che era sacro in favore di
un più veritiero istinto, come rac-
conta appunto La Confessione, e
l’intolleranza etnica ha raggiunto
i suoi livelli più estremi vedi In
fondo al mar.
Un tuo punto di riferimento?
Senza alcun dubbio Sono solo can-
zonette di Edoardo Bennato. L’ho
conosciuto da piccolo, quando
non avevo la minima idea che un
giorno sarei divenuto un cantau-
tore, lo amavo perché raccontava
la storia di Peter Pan. Ma crescen-
do su quelle note ho cominciato
ad apprezzare il vero significato
e credo di non aver mai ascolta-
to un album che raccontasse così
bene la vita dei musicisti. I dubbi
e le scelte di una vita in continuo
contrasto con un’idea del “cre-
scere” basata su schemi che non
ti appartengono riesce ancora a
strapparmi qualche lacrima.
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