spingersi in acuti
lancinanti. Gli ho
fatto ascoltare Jonas
Renske dei Katato-
nia, Peter Steele dei
Type O Negative,
gli HIM, i 69 Eyes,
gli Amorphis, i Pa-
radise lost, etc…
Mentre stavo pre-
parando il mio al-
bum ho contattato
Giordano Ador-
nato, il cantante dei Cayne, che
avrebbe dovuto interpretare il
brano On the Edge of Madness,
scritto insieme alcuni anni prima.
Giordano mi disse che non era più
disposto a cantarla e che avrebbe
voluto farne una sua versione con
l’attuale formazione dei Cayne,
(la canzone che nel loro disco è
diventata A new day in the sun).
Dato che lui non voleva prestare
la sua voce a due versioni diverse
dello stesso brano, ho pensato a
chi altro avrebbe potuto interpre-
tare efficacemente la canzone. In
quel momento mi sono ricordato
della chiacchierata con Ruggeri e
ho deciso di proporlo a lui. Enri-
rock più pesante. Mi ha parlato
del suo amore per Alice Cooper e
del fatto che negli anni ’80, mal-
grado facesse dei concerti quasi
metal, tutti gli dicevano che la sua
voce bassa e profonda non era
adatta per quel genere, che secon-
do l’immaginario comune richie-
de un cantato su registri molto
alti, tipicamente femminili (come
Robert Plant e i Motley Cure per
intenderci). A quel punto ho de-
ciso di fargli ascoltare un po’ di
brani di band che, mantenendo
una musica comunque oscura e
pesante, avevano dei cantati molto
efficaci ed espressivi, ma perfetta-
mente in registro maschile e senza
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co ha immediatamente accettato e
dopo averla cantata si è anche det-
to disponibile a partecipare al vi-
deo. Devo dire che mi ha fatto un
bel regalo!
All’album è legata anche una se-
rie di cortometraggi a tema noir:
ce ne vuoi parlare?
Volevo dare al progetto anche una
connotazione visiva che si distac-
casse dai soliti cliché delle band
rock, fatte di tatuaggi, smorfie di
sofferenza, capelli al vento e mos-
sette da atteggiati eccetera, e che
conferisse un’omogeneità stilistica
al lavoro. A tale scopo ho contat-
tato diversi registi e tra le varie
proposte sono stato colpito dalla
creatività di Francesco Collinelli,
Vincenzo Ricchiuto e Davide De-
benedetti (Framers). Con loro ab-
biamo pensato di ingaggiare due
attori principali ai quali affiancare
come comparse, di volta in volta,
chi aveva preso parte alle registra-
zioni dei brani. L’idea era quella di
creare dei video interconnessi tra
loro ma che potessero avere an-
che una vita a sé, come dei piccoli
telefilm, dentro ai quali racconta-
re delle storie noir incentrate sui
rapporti patologici tra le persone
e sulle vicende umane “estreme”
che possono portarci sul bordo
della follia. Non nascondo che
l’idea di arrivare a un film vero e
proprio ci sta “solleticando” mol-
to, anche se è un progetto dav-
vero impegnativo, sia a livello di
lavoro che a livello economico.
Come nasce l’idea di inserire
una cover di Strange World di
Ke?
Quel brano mi è sempre piaciuto
molto; ha una tristezza intrinse-
ca notevole ed è spiccatamente
introspettivo, ma ha anche una
proiezione positiva verso il futu-
ro. Volevo da tempo darne una
mia personale lettura, diversa
dall’originale ma anche diversa
dalla versione fatta qualche anno
fa dagli HIM, che a mio avviso
non gli ha realmente reso giu-
stizia. Secondo me è un buon
brano per chiudere l’album. È un
po’ come dire: “Vabbè, al mondo
ci sono tanti pazzi e tante ingiu-
stizie, ma cerchiamo di tenere i
piedi per terra, di credere in noi
stessi e andare avanti cercando
di dare il meglio”.
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