TRAKS MAGAZINE TRAKS MAGAZINE 020 | Page 10

spingersi in acuti lancinanti. Gli ho fatto ascoltare Jonas Renske dei Katato- nia, Peter Steele dei Type O Negative, gli HIM, i 69 Eyes, gli Amorphis, i Pa- radise lost, etc… Mentre stavo pre- parando il mio al- bum ho contattato Giordano Ador- nato, il cantante dei Cayne, che avrebbe dovuto interpretare il brano On the Edge of Madness, scritto insieme alcuni anni prima. Giordano mi disse che non era più disposto a cantarla e che avrebbe voluto farne una sua versione con l’attuale formazione dei Cayne, (la canzone che nel loro disco è diventata A new day in the sun). Dato che lui non voleva prestare la sua voce a due versioni diverse dello stesso brano, ho pensato a chi altro avrebbe potuto interpre- tare efficacemente la canzone. In quel momento mi sono ricordato della chiacchierata con Ruggeri e ho deciso di proporlo a lui. Enri- rock più pesante. Mi ha parlato del suo amore per Alice Cooper e del fatto che negli anni ’80, mal- grado facesse dei concerti quasi metal, tutti gli dicevano che la sua voce bassa e profonda non era adatta per quel genere, che secon- do l’immaginario comune richie- de un cantato su registri molto alti, tipicamente femminili (come Robert Plant e i Motley Cure per intenderci). A quel punto ho de- ciso di fargli ascoltare un po’ di brani di band che, mantenendo una musica comunque oscura e pesante, avevano dei cantati molto efficaci ed espressivi, ma perfetta- mente in registro maschile e senza 10 co ha immediatamente accettato e dopo averla cantata si è anche det- to disponibile a partecipare al vi- deo. Devo dire che mi ha fatto un bel regalo! All’album è legata anche una se- rie di cortometraggi a tema noir: ce ne vuoi parlare? Volevo dare al progetto anche una connotazione visiva che si distac- casse dai soliti cliché delle band rock, fatte di tatuaggi, smorfie di sofferenza, capelli al vento e mos- sette da atteggiati eccetera, e che conferisse un’omogeneità stilistica al lavoro. A tale scopo ho contat- tato diversi registi e tra le varie proposte sono stato colpito dalla creatività di Francesco Collinelli, Vincenzo Ricchiuto e Davide De- benedetti (Framers). Con loro ab- biamo pensato di ingaggiare due attori principali ai quali affiancare come comparse, di volta in volta, chi aveva preso parte alle registra- zioni dei brani. L’idea era quella di creare dei video interconnessi tra loro ma che potessero avere an- che una vita a sé, come dei piccoli telefilm, dentro ai quali racconta- re delle storie noir incentrate sui rapporti patologici tra le persone e sulle vicende umane “estreme” che possono portarci sul bordo della follia. Non nascondo che l’idea di arrivare a un film vero e proprio ci sta “solleticando” mol- to, anche se è un progetto dav- vero impegnativo, sia a livello di lavoro che a livello economico. Come nasce l’idea di inserire una cover di Strange World di Ke? Quel brano mi è sempre piaciuto molto; ha una tristezza intrinse- ca notevole ed è spiccatamente introspettivo, ma ha anche una proiezione positiva verso il futu- ro. Volevo da tempo darne una mia personale lettura, diversa dall’originale ma anche diversa dalla versione fatta qualche anno fa dagli HIM, che a mio avviso non gli ha realmente reso giu- stizia. Secondo me è un buon brano per chiudere l’album. È un po’ come dire: “Vabbè, al mondo ci sono tanti pazzi e tante ingiu- stizie, ma cerchiamo di tenere i piedi per terra, di credere in noi stessi e andare avanti cercando di dare il meglio”. 11