TRAKS MAGAZINE TRAKS MAGAZINE 019 | Page 8

artistica e quella come da essere umano, non si possono separare. Detto questo, cercherò di essere sintetico ma efficace, riservato ma esaustivo, di conseguenza dovrò essere fedele alla premessa banale che ho fatto poc’anzi; raccontarvi un po’ dei cazzi miei. Figlio di un ricchissimo poveraccio, la perso- na citata non è morta, vive, ecco- me se vive. Come è giusto che sia. Se fosse scomparsa non avrebbe senso sparare (in senso metafo- rico!) a un morto. Ma non voglio perdere il fragile filo del discorso che ho imbastito. Cresciuto nel lusso, in una dimensione che non può non alienarti, perché sei un alieno se tuo padre compare su Forbes sulle loro classifiche della vergogna. Non conoscevo il reale. Il vero stato delle cose e del mon- do. Devo ammettere che di tanto in tanto, quando stavo diventando un ragazzino, ci sono state certe contingenze che mi hanno fat- to assaggiare cose che valicano il confine con il reale. Cose che attaccano e divorano chiunque, senza alcuna discriminazione nel- la loro scelta; dislessia, obesità, MAC una mina vagante Un esordio che mescola poesia, sentimenti crudi, problemi di comuni- cazione: “Un pianeta su nove”, prodotto da Luca Spaggiari, mette sul piatto tutta la verità, a volte oscura, di Mario Alessandro Camellini Scrivi canzoni da quando ave- vi 15 anni ma prima di arrivare all’esordio sei passato attraverso due romanzi pubblicati e svaria- te tappe intermedie. Puoi spiega- re il tuo percorso? La domanda mi pare ad ampio spettro, ad amplissimo spettro. Mi spiego. In virtù di una mia defor- mazione legata ad aspetti psico- logici ed emotivi sono impossibi- litato a scindere il mio percorso 8 di vita con quello artistico. I miei slanci creativi nascono da flussi che hanno contraddistinto e che tuttora dipingono il mio vissuto. Certe dinamiche così intrinse- che fra di loro, come la mia vita 9