TRAKS MAGAZINE TRAKS MAGAZINE 019 | Page 30

stato costruito tentando di ren- dere in maniera “teatrale” questo concetto. Il finale è volutamente brutale ed estremo, ma in alcuni casi diventa necessario. Il mani- chino è un elemento forte, alta- mente simbolico, la sua accecante immobilità sussurra mille parole a proposito di amori finiti o male- odoranti. È un brano nato da una profonda osservazione della re- altà che mi circonda. Mille storie ascoltate in questi anni a proposi- to di amori ingovernabili mi han- no suggerito una scrittura del ge- nere. Le sonorità sono molto brit, il ritornello è diretto, immediato e senza fronzoli. Ho compreso subi- to che aveva tutte le carte in regola per essere il primo singolo. Una volta girato il video, poi, non ho avuto alcun dubbio. La veste per- fetta per una storia d’amore che sembra quasi un noir. Quanto c’è di autobiografico nel- le storie che racconti? C’è sempre qualcosa di noi nelle canzoni che scriviamo. Inutile ne- garlo. In questo disco, però, come accennato prima, ho adottato un approccio diverso, più distaccato e neutrale. Un racconto più freddo 30 e asettico, meno coinvolto rispetto a Bless. I personaggi che anima- no i brani cantano le loro storie, i loro frammenti di vita e lo fanno a modo loro. Incespicano nei guai, nelle disattenzioni, nelle immora- lità tipiche di questi tempi e tro- vano riparo nella luce della luna. Una luce bislacca ma accondi- scendente, che comprende e giu- stifica, condiziona e accudisce. La luna è il conforto più grande per un sognatore incallito. E alla fine si può dire che si tratta di una rac- colta di racconti musicata, né più né meno. Tre nomi che ti piacciono della musica italiana di oggi, a pre- scindere dal genere? Dario Brunori su tutti. Non perché sia mia con- terraneo ma sem- plicemen- te perché è stato in grado di creare un linguaggio comunicativo tutto suo. Operazione assolutamente complicata di questi tempi, sopra- tutto se si scrive in lingua italiana. Nel panorama dell’attuale cantau- torato italiano lo considero una spanna sopra gli altri. Un altro progetto che ho sempre ritenuto molto interessante è Le luci della centrale elettrica. Anche in questo caso c’è uno spessore compositivo e comunicativo assolutamente de- gno di nota. Infine, considerando che i miei testi parlano lingua in- glese, non posso non citare gli A Toys Orchestra, una band corag- giosa e geniale che a mio avviso meriterebbe palcoscenici europei di assoluto rispetto. 31