TRAKS MAGAZINE TRAKS MAGAZINE 014 ITA | Page 14

intervista Katia Pesti Se il titolo è sintomatico del si- gnificato del disco, qual è l’abis- so dal quale sei risalita? E’ incredibile come una sola parola possa alimentare tanta curiosità! Sì certo Abyss è il titolo, rappresenta- to anche simbolicamente nella sua forma grafica; uno spunto extra musicale che è servito a dare un titolo questo progetto. Abyss è par- tito dall’idea di riprodurre al pia- noforte suoni primordiali arcaici e contemporanei al tempo stesso. Mi sembra palese la volontà di comporre un disco di pianoforte ma non soltanto di pianoforte... Il pianoforte è il mio strumento. Ho iniziato a suonarlo per gioco da bambina per proseguire poi in Conservatorio; ho seguito quindi un percorso di studi accademici, per poi distaccarmene. Finiti gli studi accademici infatti ho con- tinuato in una direzione del tut- to personale, istintiva e libera, ma sempre rigorosa, di quel rigore che ho appreso studiando la musica dei grandi compositori della musica 14 classica e non solo. Il felice imprin- ting ricevuto da piccola credo ab- bia influito sul mio rapporto con la musica e il pianoforte. Da grande, il gioco si è trasformato in ricerca e sperimentazione e non ho mai per- so quel punto di vista legato al gio- co. Compongo il più delle volte di- rettamente al pianoforte, trovando in esso il rispecchiamento del mio pensiero, che sviluppo seguendo una fantasticheria iniziale. In alcu- ni casi faccio risuonare le corde del pianoforte insieme ad altri oggetti poggiati sopra.... piccole cose che vado via via cercando nelle mie co- siddette “camminate musicali”. I titoli delle composizioni la- sciano trasparire una certa ma- terialità: da dove nasce questa “voglia di materia”? Credo di averti risposto parlandoti delle mie camminate e quindi del- la mia abitudine di cercare oggetti che inserisco nelle corde. Questi oggetti infondo perdono la loro funzione originale e diventano ma- teria sonora e vibrante. Siamo fat- ti di impronte, ossa, sangue... forse anche di stelle e pietre lunari... in un continuo rapporto sine- stetico, empatico, risonante. Come nascono le collaborazioni con Gabin Dabirè ed Elaine Tri- giani? Parlando di camminate musicali... diciamo che ho avuto la fortuna di incontrare Gabin Dabiré ed Elaine Trigiani. La voce di Elaine possie- de un’inflessione che corrisponde al suono che avevo in testa quando ho scritto il testo di Rolling. Gabin Dabirè l’ho conosciuto grazie ad Aldo Coppola. Una felice colla- borazione con un grande artista; voce e pianoforte sintetizzati in un unico timbro. Nei brani interpre- tati da Dabirè è evidente il legame timbrico che si è creato. La formula di questo legame è nella sintesi tra la voce africana di Gabin e la voce del mio pianoforte. Questa nuova formula ha dato il “La” per avviare una collaborazione più ampia con un primo concerto a Roma. 15