intervista
Katia Pesti
Se il titolo è sintomatico del si-
gnificato del disco, qual è l’abis-
so dal quale sei risalita?
E’ incredibile come una sola parola
possa alimentare tanta curiosità! Sì
certo Abyss è il titolo, rappresenta-
to anche simbolicamente nella sua
forma grafica; uno spunto extra
musicale che è servito a dare un
titolo questo progetto. Abyss è par-
tito dall’idea di riprodurre al pia-
noforte suoni primordiali arcaici e
contemporanei al tempo stesso.
Mi sembra palese la volontà di
comporre un disco di pianoforte
ma non soltanto di pianoforte...
Il pianoforte è il mio strumento.
Ho iniziato a suonarlo per gioco
da bambina per proseguire poi in
Conservatorio; ho seguito quindi
un percorso di studi accademici,
per poi distaccarmene. Finiti gli
studi accademici infatti ho con-
tinuato in una direzione del tut-
to personale, istintiva e libera, ma
sempre rigorosa, di quel rigore che
ho appreso studiando la musica dei
grandi compositori della musica
14
classica e non solo. Il felice imprin-
ting ricevuto da piccola credo ab-
bia influito sul mio rapporto con la
musica e il pianoforte. Da grande,
il gioco si è trasformato in ricerca e
sperimentazione e non ho mai per-
so quel punto di vista legato al gio-
co. Compongo il più delle volte di-
rettamente al pianoforte, trovando
in esso il rispecchiamento del mio
pensiero, che sviluppo seguendo
una fantasticheria iniziale. In alcu-
ni casi faccio risuonare le corde del
pianoforte insieme ad altri oggetti
poggiati sopra.... piccole cose che
vado via via cercando nelle mie co-
siddette “camminate musicali”.
I titoli delle composizioni la-
sciano trasparire una certa ma-
terialità: da dove nasce questa
“voglia di materia”?
Credo di averti risposto parlandoti
delle mie camminate e quindi del-
la mia abitudine di cercare oggetti
che inserisco nelle corde. Questi
oggetti infondo perdono la loro
funzione originale e diventano ma-
teria sonora e vibrante. Siamo fat-
ti di impronte, ossa,
sangue... forse anche di
stelle e pietre lunari... in
un continuo rapporto sine-
stetico, empatico, risonante.
Come nascono le collaborazioni
con Gabin Dabirè ed Elaine Tri-
giani?
Parlando di camminate musicali...
diciamo che ho avuto la fortuna di
incontrare Gabin Dabiré ed Elaine
Trigiani. La voce di Elaine possie-
de un’inflessione che corrisponde
al suono che avevo in testa quando
ho scritto il testo di Rolling. Gabin
Dabirè l’ho conosciuto grazie ad
Aldo Coppola. Una felice colla-
borazione con un grande artista;
voce e pianoforte sintetizzati in un
unico timbro. Nei brani interpre-
tati da Dabirè è evidente il legame
timbrico che si è creato. La formula
di questo legame è nella sintesi tra
la voce africana di Gabin e la voce
del mio pianoforte. Questa nuova
formula ha dato il “La” per avviare
una collaborazione più ampia con
un primo concerto a Roma.
15