intervista
Tain
Tra apparizioni aliene e influenze
funk e hip hop, Tain ha pubblicato
Ufologia, il primo disco solista.
Suonavi funk rock, ma da solista
emerge un lato elettronico-hip
hop. Perché questa svolta?
Amo il funk, devo dire che ascol-
tare i Red Hot con Blood Sugar Sex
Magic a 16 anni mi ha influenzato
molto, però da lì in poi ho sempre
suonato in varie band, con la clas-
sica formazione, chitarra, basso e
batteria. Ora che per la prima vol-
ta dopo tanti anni mi sono trovato
senza band ho capito che non era
per forza una cosa negativa. Ho
sofferto per essere rimasto sen-
za, ci tenevo, ma forse era arriva-
to il momento di sperimentare un
po’. Avevo già iniziato anni fa un
progetto solista elettronico, solo
strumentale. Aveva però uno stile
molto lounge, musica perfetta per
l’aperitivo estivo all’aperto. Non
l’ho mai concluso, per ora. Ma il
“la” mi è stato dato da un cartone
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animato spettacolare che si chiama
Regular Show. Ci sono delle musiche
stupende in ogni puntata; i suoni
utilizzati sono geniali: sintetizzatori
anni 80/90 e melodie spettacolari.
Mi sono divertito! I sintetizzatori li
avevo sottovalutati. In tanti brani
presenti nell’album li ho completa-
mente sostituiti a basso e chitarra.
Così è nato Ufologia, il mio primo
progetto solista interamente scrit-
to e suonato da me. Non era mia
intenzione pubblicarlo, ero rima-
sto deluso dal mondo della musica
live nella nostra zona tra Milano e
Como. Ora sono contento di aver-
lo fatto, indipendentemente da
quanto andrà lontano.
Da dove nasce la scelta della
maschera da alieno e la tematica
“ufologica” del disco?
Arriva di riflesso all’album, volevo
fosse il protagonista, come fosse
l’altro lato di me, il lato alieno. Pen-
so che ogni persona abbia un lato
alieno, il lato di noi legato all’uni-
verso, al cosmo, dove magari c’è
un’altra versione di noi identica
nell’aspetto. Mi ha sempre appas-
sionato la tematica
alieni e ufo, è un modo
di sognare realistico, chi
può negare la presenza de-
gli alieni? Chi può negare che Dio
esista? Magari sono la stessa cosa,
o forse, semplicemente l’umani-
tà mi sta deludendo e questo è un
modo per cambiare punto di vista.
Oppure sono stato rapito.
Come nasce la traccia d’apertu-
ra, “Invasione aliena”?
Invasione Aliena è nata da sè, ho tol-
to i filtri al cervello e ho iniziato
a scrivere senza preoccuparmi di
sembrare troppo diretto. Le frasi
venivano da sé senza darmi il tem-
po di pensare, ho lasciato il con-
trollo della mano che scriveva al
mio lato alieno, guardando il pia-
neta come se non ne facessi parte,
come se fossi un alieno che guarda
dallo spazio
come ci com-
portiamo.
Sono uscite
6/7 pagine di
testo. Dovevo
sfogarmi.
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