intervista
Rita Zingariello
Il canto dell’ape è il terzo disco
della cantautrice pugliese Rita Zin-
gariello. Partirei da titolo e con-
cept della copertina: mi racconti
come sono nati?
Una mia amica mi ha affidato il
soprannome di Ape regina perché
dice che le ricordo questo speciale
animale che adora essere circonda-
to e amato in modo unico e univo-
co. Vorrei vedere chi non lo desi-
dererebbe :) Da questo “sfottò” è
nata una canzone, dalla canzone è
nato il titolo del disco e poi l’imma-
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gine di copertina, che mi raffigura
come una regina improbabile, con
cappello e uno scettro di carta, se-
duta su un trono volutamente bas-
so, con un’espressione quasi auste-
ra che maschera la mia timidezza di
fondo.
Parli delle canzoni come della
tua “psicoterapia”. Da che cosa
ti ha curato questo disco?
Soltanto una volta nella vita sono
stata da una psicologa, spinta dalla
curiosità di conoscermi meglio…
abbiamo chiacchierato, ho fatto un
test e alla fine dell’incontro mi ha
detto che avrei potuto farle da as-
sistente :) Il privilegio di scrivere
canzoni significa trovare una fessu-
ra dalla quale liberare emozioni che
diversamente terrei dentro, signifi-
ca svuotarmi lasciando una traccia
perenne di quello che sono stata
fino al momento prima di scrivere.
Quando ho registrato questo disco
mi prendevo semplicemente cura
delle mie emozioni, quello da cui
mi ha curato dopo non potevo ne-
anche immaginarlo. Adesso final-
mente posso dire che la voglia di
cantarlo al mondo è diventata una
delle migliori motivazioni per la re-
missione di una malattia che mi ha
fatto tanta paura.
Come nascono le sonorità del
tuo disco?
In realtà sono una persona curiosa
a cui piace affiancarsi di musicisti
che fanno musica bella e non faccio
mai discriminazioni sulla bellezza.
Ascolto jazz e musica elettronica,
musica classica e musica d’auto-
re italiana, indie pop e indie rock,
soprattutto in lingua
inglese. Poi mi fermo là
dove l’ascolto mi ha alleg-
gerito il cuore e strappato
un sorriso. Nei miei dischi, in que-
sto soprattutto, ho cercato e scelto
sonorità che rispondessero a questi
requisiti innanzitutto per me stessa.
Se poi dovessi riuscire a stimolare,
in chi ascolta, delle riflessioni im-
portanti senza diventare noiosa, la
mia scommessa sarebbe vinta.
Come nasce “Il Gioco della
Neve”?
Da una mia personale relazione in
bilico. Una storia dominata dall’in-
decisione e dall’incapacità di arriva-
re a una scelta. Quando ho capito
che dovevo arrendermi al senti-
mento ho scritto questa canzone,
invitando l’altra persona a salire sul
filo sottile
della mia
vita e a
rischiare
con me
l’equili-
brio.
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