TRAKS MAGAZINE TRAKS MAGAZINE 013 ITA | Page 12

intervista Rai Lorenzo Raimondi, in arte Rai, pur essendo approdato all’elettronica e allo shoegaze non dimentica le radici grunge e pubblica Aveva ra- gione Cobain. Posto che aveva ragione Cobain, su cosa, in particolare? Cobain aveva ragione su molte cose... Nel brano che dà il titolo al disco ne vengono però specificate due in particolare: le armi e la chi- mica. Se si conosce un minimo la 12 storia di Kurt Cobain è superfluo spiegare cosa intendo. È un’affer- mazione cinica e anche un po’ pro- vocatoria, nata il giorno in cui mi sono chiesto come avrebbe reagito Cobain se fosse vissuto in una so- cietà come quella attuale, in cui tut- to ciò che ha sempre odiato viene spesso portato all’estremo. Il titolo non va interpretato come una sen- tenza, quanto piuttosto come uno spunto di riflessione... Che poi è un po’ i l ruolo che mi piacerebbe aves- sero tutte le mie canzoni. Quando hai capito che era ora di fare da solo? La cosa positiva di suonare in gruppo è che spesso ci si arric- chisce a vicenda. Ognuno porta con sé i propri gusti, la propria esperienza e sensibilità musicale. Quando si crea la giusta alchimia il risultato può essere davvero sor- prendente. Di contro però, bisogna spesso arrivare a dei compromes- si e a volte si finisce per chiedersi quale invece sarebbe potuto essere il risultato se tutto fosse stato fat- to a modo nostro. Forse ora, per quanto mi riguarda, è giunto il mo- mento di togliermi questa curiosità. Curare ogni aspetto del mio pro- getto è dieci volte più impegnativo. Ma altrettanto gratificante, quando si vedono le proprie idee prendere forma nel modo in cui si sono im- maginate. Ti riconosci nella definizione “retro pop+ elettronica”? Sì, le sonorità di Aveva ragione Co- bain nascono da anni di musica vis- suta. Grazie anche al mio lavoro sono venuto in contatto con tan- tissime band e questo mi ha dato l’opportunità di confrontrmi con altrettante realtà differenti. I miei ascolti sono cambiati nel tempo e si sono evoluti. Alcuni sono sci- volati via facendo poco rumore e senza lasciar tracce troppo visibili, mentre altri sono rimasti impressi nel mio bagaglio culturale che mi porto sempre appresso. Ecco, sono tutte queste sonorità che compon- gono il disco, tenute insieme da un amalgama di synth e ritmiche elet- troniche schiette e poco patinate. Perché hai aperto il Micro Silent Studio? A un certo punto della mia vita ho sentito la necessità di avere un posto tutto mio in cui rifugiarmi, raccogliere le idee e fissarle nello spazio e nel tempo. Da qui è nato il Micro Silent Studio, uno studio di produzione musicale casalingo in cui creo, mixo e sperimento. Micro perché è ricavato nell’ango- lo di una piccola stanzetta, dove tutta la mia attrezzatura è dispo- sta in modo tale da ottimizzare al meglio gli ingombri. Silent perchè spesso ci lavoro di notte e tro- vandomi in un condominio, mi capita di fare la maggior parte de- gli ascolti in cuffia. È così che ha preso forma il mio disco! Oltre ad averne mixato anche qualcuno per altre band e musicisti, al momento mi sto occupando nell’area di Mi- lano della produzione audio per Sofar Sounds, format internazio- nale di concerti segreti. 13