TRAKS MAGAZINE TRAKS MAGAZINE 012 ITA | Page 26

intervista Krishna Quali sono le ispirazioni e le idee su cui è nato “Panir”? Le motivazioni, le idee e le ispi- razioni sono legati al desiderio di aderenza a me stesso. Sia negli ascolti sia nella proposta personale musicale la selezione musicale è ta- rata su parametri di accettazione di territori più o meno vicini a quelli che sento essere i più familiari o stimolanti. La ricerca di uno stile musicale personale lo sento come un dovere verso la parte che cre- do migliore di me, tributo e cele- brazione del mondo interiore che è motore di tutto ciò che avviene all’esterno. Panir nel dettaglio è un lavoro che ho concepito con un or- dine tale da permettere anche a chi non fosse pronto a un ascolto im- 26 pegnativo di avere comunque una possibilità di ingresso misurata su brani brevi e cesellati in modo tale da non perdere di spessore e peso specifico. Il lavoro è articolato su differen- ze di accordature e di “colori”. Quali criteri hai seguito? Un elemento caratteristico di Panir è la presenza di tre suite che com- prendono quattro brani ciascuna, due più di movimento e due più riflessivi. Questa logica d’insieme è legittimata da una tematica nar- rativa comune, da una accordatura peculiare che differenzia le suite tra di loro e da un colore. Le tematiche narrative di cui un indizio emerge dai titoli dei pezzi sono per la verde persone influenti nel mio mondo interiore, esistenti o di fantasia, per la rossa gruppi musicali o esperien- ze legate alla composizione di brani mentre per la nera delle ricette culi- narie indiane. Per incidere hai scelto di lavora- re in presa diretta. Da dove na- sce questa scelta? Ho scelto di registrare in presa diretta e senza cosmesi del suono per un desiderio di vicinanza alla realtà dell’esecuzione dal vivo e ai suoni esistenti in natura. Tut- ta la poetica musicale che presento ha come perno la timbrica schietta e bronzea delle corde di metallo che vibrano nel legno, staffetta le- ale della cura e dell’amore speso per tradurre i mondi presenti nel- la mente in suono. Non è la prima esperienza con questa formula; ho alle spalle altri due dischi registrati così, ovvero Resilienza e aRnonauta. Vorrei sapere di più sulla nascita di “Atreyu” e sul suo titolo Un brano per celebrare la parte che alberga nell’uomo e che lo rende pronto a spendersi con generosi- tà in azioni rischiose, indipenden- temente dall’esito. Un eroe come Atreyu si presta bene a questo ruolo così delicato che richiede sia forza sia una spregiudicata distan- za dall’attaccamento ai benefici del successo. 27