intervista
Krishna
Quali sono le ispirazioni e le
idee su cui è nato “Panir”?
Le motivazioni, le idee e le ispi-
razioni sono legati al desiderio
di aderenza a me stesso. Sia negli
ascolti sia nella proposta personale
musicale la selezione musicale è ta-
rata su parametri di accettazione di
territori più o meno vicini a quelli
che sento essere i più familiari o
stimolanti. La ricerca di uno stile
musicale personale lo sento come
un dovere verso la parte che cre-
do migliore di me, tributo e cele-
brazione del mondo interiore che
è motore di tutto ciò che avviene
all’esterno. Panir nel dettaglio è un
lavoro che ho concepito con un or-
dine tale da permettere anche a chi
non fosse pronto a un ascolto im-
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pegnativo di avere comunque una
possibilità di ingresso misurata su
brani brevi e cesellati in modo tale
da non perdere di spessore e peso
specifico.
Il lavoro è articolato su differen-
ze di accordature e di “colori”.
Quali criteri hai seguito?
Un elemento caratteristico di Panir
è la presenza di tre suite che com-
prendono quattro brani ciascuna,
due più di movimento e due più
riflessivi. Questa logica d’insieme
è legittimata da una tematica nar-
rativa comune, da una accordatura
peculiare che differenzia le suite tra
di loro e da un colore. Le tematiche
narrative di cui un indizio emerge
dai titoli dei pezzi sono per la verde
persone influenti nel mio mondo
interiore, esistenti o di fantasia, per
la rossa gruppi musicali o esperien-
ze legate alla composizione di brani
mentre per la nera delle ricette culi-
narie indiane.
Per incidere hai scelto di lavora-
re in presa diretta. Da dove na-
sce questa scelta?
Ho scelto di registrare
in presa diretta e senza
cosmesi del suono per
un desiderio di vicinanza
alla realtà dell’esecuzione dal vivo
e ai suoni esistenti in natura. Tut-
ta la poetica musicale che presento
ha come perno la timbrica schietta
e bronzea delle corde di metallo
che vibrano nel legno, staffetta le-
ale della cura e dell’amore speso
per tradurre i mondi presenti nel-
la mente in suono. Non è la prima
esperienza con questa formula; ho
alle spalle altri due dischi registrati
così, ovvero Resilienza e aRnonauta.
Vorrei sapere di più sulla nascita
di “Atreyu” e sul suo titolo
Un brano per celebrare la parte che
alberga nell’uomo e che lo rende
pronto a spendersi con generosi-
tà in azioni rischiose, indipenden-
temente dall’esito. Un eroe come
Atreyu si presta bene a questo
ruolo così delicato che richiede sia
forza sia una spregiudicata distan-
za dall’attaccamento ai benefici del
successo.
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