TRAKS MAGAZINE TRAKS MAGAZINE 012 ITA | Page 22

intervista più o meno quello, ovvero punk dalle influenze pop e alternative. Un paio d’anni fa circa ho passato un periodo di astinenza completa dalla musica e poi ripreso a scrivere e ora eccomi con il debutto solista. Che cosa significa il titolo del tuo disco? Durante la produzione del cd spes- so andavo da Glauco Gabrielli, il produttore artistico, a registrare dopo il turno di lavoro della mat- tina, a volte ne avevo talmente le palle piene di dovermi svegliare presto che per un periodo iniziai a posticipare la sveglia fino all’inve- rosimile, alle sei e ventisette appun- to (invece che alle sei) fu l’apice di questo... Ci mancava poco che an- dassi al lavoro in pigiama. Un gior- no dissi a Glauco di questa cosa e decidemmo che il titolo doveva essere Seieventisette. Questo disco è nato e finito in un periodo della mia vita abbastanza delicato, bello e anche “stronzo” per certi versi, il post adolescenza, essermi sposato, avere delle responsabilità, compie- re trent’anni e tutto un insieme di Perina Pop curato e “d’autore” per l’esor- dio di Michele Perina, Seieventi- sette, ricco di versatilità e colori. Vuoi raccontare la tua storia? Da quando avevo 16/17 anni ho sempre suonato in ambito di band, prima con i Just Another Illusion e poi per diversi anni con i Camp Lion (un album e un ep a referto). Diciamo che lo stile è stato sempre 22 dubbi, paure e speranze che l’han- no segnato particolarmente e che penso un po’ tutti dobbiamo passa- re. Credo che le sei e ventisette sul- la sveglia sia emblematico di come io abbia vissuto in parte quella fase... (“Vaffanculo i doveri, voglio solo dormire cazzo!!!”). Com’è andato il processo di rea- lizzazione del disco? Sostanzialmente la formu- la a me più amica è più o meno stata sempre la stes- sa, voce chitarra strofe e ritornello, ma questo disco è nato e cresciuto in ma- niera diversa da come mi aspettavo. Succedeva che tra il materiale se- lezionato per comporre l’album ci fossero anche soltanto 30 secondi di una melodia che suggeriva qual- cosa di buono, o una canzone più completa che poi diventava tutt’al- tra cosa... Poi quello stesso materia- le veniva preso e sviluppato al pc. Diciamo che il processo è stato un po’ questo, e per chi lo conosce si sente appunto l’influenza del pro- duttore e amico musicista Glauco Gabrielli, passato nel tempo da una scena rock alternativa a una più elettronica e hip hop. Puoi raccontare qualcosa della genesi di “Innegabile bravura”? “Innegabile bravura” è una can- zone di cui vado particolarmente fiero, è venuta fuori di getto in 5 minuti e rimasta sempre più o meno quella. In fase di produzione Glauco è riuscito a migliorarla no- tevolmente con l’aggiunta del piano e della drum ma- chine... Una volta conclusa non vedevo l’ora di farci un video. È una canzone che si manifesta come un confessionale per me, parla di paure e tormenti. Se dovessi scegliere tre e sol- tanto tre dischi che ti hanno in- fluenzato particolarmente, quali indicheresti? Enema of the state dei Blink 182, Siamese Dream degli Smashing Pu- mpkins e Morning Glory degli Oasis. Ma ne metterei dentro molti e mol- ti di più! 23