intervista
più o meno quello, ovvero punk
dalle influenze pop e alternative.
Un paio d’anni fa circa ho passato
un periodo di astinenza completa
dalla musica e poi ripreso a scrivere
e ora eccomi con il debutto solista.
Che cosa significa il titolo del
tuo disco?
Durante la produzione del cd spes-
so andavo da Glauco Gabrielli, il
produttore artistico, a registrare
dopo il turno di lavoro della mat-
tina, a volte ne avevo talmente le
palle piene di dovermi svegliare
presto che per un periodo iniziai a
posticipare la sveglia fino all’inve-
rosimile, alle sei e ventisette appun-
to (invece che alle sei) fu l’apice di
questo... Ci mancava poco che an-
dassi al lavoro in pigiama. Un gior-
no dissi a Glauco di questa cosa
e decidemmo che il titolo doveva
essere Seieventisette. Questo disco
è nato e finito in un periodo della
mia vita abbastanza delicato, bello
e anche “stronzo” per certi versi, il
post adolescenza, essermi sposato,
avere delle responsabilità, compie-
re trent’anni e tutto un insieme di
Perina
Pop curato e “d’autore” per l’esor-
dio di Michele Perina, Seieventi-
sette, ricco di versatilità e colori.
Vuoi raccontare la tua storia?
Da quando avevo 16/17 anni ho
sempre suonato in ambito di band,
prima con i Just Another Illusion
e poi per diversi anni con i Camp
Lion (un album e un ep a referto).
Diciamo che lo stile è stato sempre
22
dubbi, paure e speranze che l’han-
no segnato particolarmente e che
penso un po’ tutti dobbiamo passa-
re. Credo che le sei e ventisette sul-
la sveglia sia emblematico di come
io abbia vissuto in parte quella
fase... (“Vaffanculo i doveri, voglio
solo dormire cazzo!!!”).
Com’è andato il processo di rea-
lizzazione del disco?
Sostanzialmente la formu-
la a me più amica è più o
meno stata sempre la stes-
sa, voce chitarra strofe e
ritornello, ma questo disco
è nato e cresciuto in ma-
niera diversa da come mi aspettavo.
Succedeva che tra il materiale se-
lezionato per comporre l’album ci
fossero anche soltanto 30 secondi
di una melodia che suggeriva qual-
cosa di buono, o una canzone più
completa che poi diventava tutt’al-
tra cosa... Poi quello stesso materia-
le veniva preso e sviluppato al pc.
Diciamo che il processo è stato un
po’ questo, e per chi lo conosce si
sente appunto l’influenza del pro-
duttore e amico musicista Glauco
Gabrielli, passato nel
tempo da una scena
rock alternativa a una
più elettronica e hip hop.
Puoi raccontare qualcosa della
genesi di “Innegabile bravura”?
“Innegabile bravura” è una can-
zone di cui vado particolarmente
fiero, è venuta fuori di getto in 5
minuti e rimasta sempre
più o meno quella. In fase
di produzione Glauco è
riuscito a migliorarla no-
tevolmente con l’aggiunta
del piano e della drum ma-
chine... Una volta conclusa
non vedevo l’ora di farci un video.
È una canzone che si manifesta
come un confessionale per me,
parla di paure e tormenti.
Se dovessi scegliere tre e sol-
tanto tre dischi che ti hanno in-
fluenzato particolarmente, quali
indicheresti?
Enema of the state dei Blink 182,
Siamese Dream degli Smashing Pu-
mpkins e Morning Glory degli Oasis.
Ma ne metterei dentro molti e mol-
ti di più!
23