intervista
pensato alla poesia di Philip Larkin,
The Whitsun weddings, e come de-
scrive ciò che vede dal finestrino
di un treno... “Qualcuno che va
allo stadio”, come il cricket su un
campo da gioco. E lì è nata l’idea ...
si vedono i campi da gioco da un
treno... e poi ho pensato a come
stanno scomparendo... Ci stanno
costruendo sopra in tutta l’Inghil-
terra. E’ una grande vergogna ...
perché questi sono i posti che nu-
trono l’immaginazione dei bambini.
Comrades in Pop suona come un
avvertimento per i giovani musi-
cisti. Qual è il principale perico-
lo che potrebbero incontrare?
Le persone che sembrano essere
dalla tua parte non lo sono neces-
sariamente... Ho pensato che sa-
rebbe stata una buona idea passare
il testimone ai giovani che entrava-
no nel settore incapsulando in una
breve poesia cosa succede quan-
do sei in una pop band... Di solito
quando la gente ascolta la parola
“poesia” nel pop, corre verso l’u-
scita... Volevo rendere davvero fa-
persone, ma è diventato principal-
mente un problema di quale nome
si sarebbe adattato alla scansione
della canzone. Volevo usare David
Lean, il produttore cinematogra-
fico, ma era difficile farlo stare ...
Idem, per John Lennon... McCar-
tney ha tre sillabe. Quindi... mi di-
spiace essere così banale.
Penso che “Kenny” sia il pezzo
che farà sentire i fan degli XTC
più nostalgici. Puoi dirmi qual-
cosa sull’idea che ti ha ispirato a
scrivere questa canzone?
È nata dal riff di chitarra. Ho pen-
sato che somigliasse molto al mo-
vimento di un treno... e poi ho
10
cile entrare nel brano... Soltanto
una semplice spiegazione del fat-
to che probabilmente tutte queste
cose ti succederanno, ma quello
che non devi fare è rimanere inca-
sinato con i soldi.
Come il Moulding degli anni
‘80 e ‘90 avrebbe scritto canzo-
ni in questa ondata di “politi-
cal correctness”?
Non lo so... Si sarebbe raggomi-
tolato come tutti gli altri,
suppongo.
La tua pagi-
na di Wikipe-
dia termina
con qualcosa
del tipo: “An-
che se meno
prolifico del
suo compa-
gno di band
Andy Partrid-
ge ...” Questo
problema di
essere meno
prolifico ti
ha infastidito
in qualche modo?
Non proprio... Siamo
ciò che siamo e scrivo
quello che scrivo...
Tutti sanno che Internet è il più
grande palude di disinformazio-
ne che sia mai esistita. Ma alme-
no l’uomo piccolo può far cono-
scere anche le sue opinioni. Sto
ancora scrivendo, così forse non
sono così poco prolifico come la
gente aveva pensato.