TRAKS MAGAZINE #37 | Page 16

ta cura, quasi soppesandole una per una. Qual è stato il tuo metodo di lavoro? Quando scrivo uso quasi esclusivamente la chitarra e lavoro su voce e testo insieme. Non ho mai scisso le due fasi all’ inizio, sono sempre andate di pari passo e solo successivamente lavoro su entrambe in maniera distinta. Voce, parola e melodia costituiscono la base sopra la quale immagino il mondo musicale che definisce il brano. Da qui, infatti, inizia il lavoro più complesso, la ricerca e la definizione degli spazi musicali. Le strutture delle canzoni variano perché non seguo schemi, ho diversi brani senza un vero e proprio ritornello o con ritornelli che ripetono la parte melodica ma cambiano le parole. Per questo disco il lavoro è stato estremamente lungo e pensato, anche perché all’ inizio il progetto era nato con l’ idea di registrare un ep, poi invece ho continuato a scrivere, trovando coerenza tra i brani e un filo conduttore che li legava e questo ha iniziato a convincermi che fosse un progetto che potesse completarsi come un disco. Il lavoro fatto in preproduzione sia sui testi che sulla atmosfera e sul mondo musicale, sulle melodie, la scelta degli strumenti e delle orchestrazioni è poi continuato prendendo forma in studio, con i musicisti che hanno dimostrato una disponibilità e sensibilità eccezionali sposando appieno l’ idea sonora del progetto. Come si sono sedimentate le canzoni nell’ album? Tutte insieme oppure una per volta, nel corso del tempo? E’ avvenuto tutto lentamente... La musica e lo scrivere per la musica hanno sempre fatto parte della mia vita, e dopo una lunga pausa ho sentito il bisogno di ricominciare a farlo, stimolato forse dal fatto che in quel periodo stavo lavorando alla scrittura del mio primo romanzo, Il momento di partire. È stata una sorpresa, dopo tanti anni mi sentivo fresco, distante dalle influenze del mio passato musicale. L’ ho preso come un segno di maturità, di crescita. Dopo un po’ di giorni preso a girare intorno a parole e musica,

9