TRAKS INTERVIEW TRAKS INTERVIEW#9 | Page 34

All’interno del packaging dell’al- bum ci saranno due dischi, uno che suona e uno che germoglia se messo sottoterra. Questo per- chè ho voluto inserire un simbolo per ricordare che ognuno di noi nel suo piccolo e nelle sue attività può, appunto, rendere il mondo un po’ migliore di come lo ha tro- vato, e nel mio caso ho voluto uti- lizzare le mie canzoni. Parallela- mente a questo disco ho aperto un blog in cui racconto gli alberi da un punto di vista diverso da quel- lo a cui siamo abituati, provando a guardarli in un modo nuovo con- siderandoli molto più di semplici esseri muti (www.francescocamin. com). Dove scrivi le tue canzoni? Le canzoni che scrivo non sono improntate sull’ecologia, altrimen- ti mi sarei candidato come segre- tario dei Verdi! È vero però che nei miei testi ci sono molto spesso richiami alla natura, alle sue ma- nifestazioni e ai suoi equilibri; è una cosa che mi affascina parec- chio, soprattutto perché siamo immersi anche noi in quegli stessi rendere il mondo un po’ migliore di come l’ho trovato?” e un giorno un’intuizione è arrivata: “Potrei piantare nuovi alberi con la mia musica e nello stesso tempo pro- vare a raccontare perché amo così tanto i giganti verdi e la loro vita silenziosa”. Quando questo pen- siero è arrivato mi sono emozio- nato, ero felice, e ho deciso di pro- varci! A oggi le mie canzoni sono riuscite a piantare circa 70 alberi nelle zone desertiche dell’Africa e del Sud America, un numero pic- colino che ovviamente vorrei far crescere piano piano nel tempo. 34 Come nasce “Tasche”? “Tasche” è una canzone a cui sono molto affezionato, forse una delle mie preferite del disco. È una richiesta d’aiuto, ci sono cose che non dico mai, che vo- glio tenere segrete agli occhi degli altri, e forse anche ai miei. Sono i demoni, le paure, i mo- stri, il passato. Sono il mio piom- bo. Tutto quello che mi appesan- tisce, che riempie le mie tasche e mi tiene ancorato sul fondo di un mare limpido che sareb- be bellissimo esplorare leggero e senza timori. L’unica cosa che può svuotare le mie tasche e far- mi nuotare con le balene è l’amo- re, non inteso come amore per un’altra persona o come amo- re sdolcinato e romantico, ma come sola e unica verità esistente nell’universo e quindi nella vita di ognuno di noi. Dovessi scegliere un artista con cui scrivere una canzone? In questo periodo della mia vita sceglierei senza dubbio Justin Vernon, il creatore del progetto Bon Iver. equilibri e leggi universali, solo che spesso ce ne dimentichiamo (o non lo sappiamo nemmeno). Nonostante questo mio viscera- le abbraccio con il mondo verde, non ho mai scritto una canzone in un bosco o in un prato, mai. Questo per il discorso che ho tira- to fuori nella prima domanda, sul fatto che le cose non si scelgono ma si possono solo “accogliere”. Non mi è mai capitato di dire “Ok, adesso vado nel bosco e scrivo una canzone” perché penso che una tecnica del genere non avreb- be mai successo. Le canzoni credo provengano da una dimensione diversa da quella mentale, non sono razionali, non sono pensate, e ammetto che quando le scrivo non mi sento altro che un veicolo, per questo motivo è così emozio- nante! A volte capita davvero di sentisi connessi con qualcosa di più grande e ignoto. Però capita quando capita, l’unica cosa da fare è seguire il flusso e provare ad am- plificarlo, e ovviamente allenarsi a “provocare” queste intuizioni e momenti creativi. Fosse facile. 35