Le vostre canzoni, a quanto dice
la presentazione del disco, na-
scono da “flussi di coscienza” che
prendono forma un po’ alla vol-
ta. Potete raccontare qualcos’al-
tro sul vostro modo di compor-
re?
Flusso di coscienza è un modo
pomposo per dire che componia-
mo prevalentemente a caso. In
ogni prova a Mestre portavamo
tutto quello che le giornate tra-
scorse ci lasciavano, i pezzi sono
cresciuti con noi volta per volta, e
sono venute fuori delle cose così
vere da sopraffarci, piene di erro-
ri e di difetti, ma che sapevano di
noi più di quanto sapessimo noi
di loro. Il problema di scegliere
una via performativa per espri-
mersi è il dover rivivere ogni volta
le emozioni spesso ingestibili che
ci portano a scrivere, per questo
cerchiamo una via ironica nel no-
stro modo sgangherato di metter
su canzoni. L’idea, l’immagine o
la storia da cui partiamo è spesso
molto oscura, e i testi lo dimo-
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strano. Con la musica cerchiamo
di divertirci, Valentina tira fuori
dei suoni così assurdi a volte che il
contrasto è esilarante.
Oltre alle influenze propriamen-
te elettroniche, si direbbe che
amiate la dark wave. Quali sono i
vostri capisaldi musicali in asso-
luto?
In realtà di darkwave, a parte i
Clan Of Xymox amati molto da
Valentina, non ascoltiamo prati-
camente niente. Abbiamo gusti
musicali parecchio differenti, ma
ci accomuna la musica di Annie
Clark (aka St. Vincent).
Come nasce “A Day as Anubi”?
A Day as Anubi nasce come un
motivetto divertente dove Laura
suona la sua tastierona e Valenti-
na la batteria, poi per mancanza
di abilità alle percussioni passa
al basso. Da canzone da cabaret
diventa una delle tracce più cupe
che abbiamo mai composto. Il re-
sto è segretissimo.
Che cosa ha regalato la produ-
zione di Jacopo Gobber a questo
disco?
Il ruolo di Jacopo, che ringrazia-
mo ulteriormente, è stato chiave.
Non avendo mai lavorato prima
con un produttore, ci è sembrato
incredibile come abbia capito il
nostro intento e ha saputo dare la
veste perfetta a ogni traccia pur
rispettandone il senso. Il risulta-
to è un disco con le sonorità che
cercavamo, ma molto più raffinate
e piene rispetto alla nostra demo.
L’apporto fondamentale della sua
produzione da autentico ingegne-
re del suono è stata la resa dello
spazio che è riuscito a dare attra-
verso i suoni, che, nell’ottica di un
disco molto legato all’ambiente in
cui è stato concepito, non poteva
essere più calzante.
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