sici di pianoforte, a 9 anni. Dopo le pri-
me esperienze da giovane tastierista
in alcune rock band estemporanee, il
destino mi ha legato per parecchi anni
agli Avanguardia, band indipendente
di rock alternativo, con cui ho registra-
to un album (“Aldilà del mare” ) e sono
aumentate progressivamente sia per
quantità che per importanza i concerti
dal vivo e le partecipazioni a vari even-
ti (passaggi radio, interviste, articoli).
Parallelamente all’attività di tastieri-
sta, ho sempre continuato il mio studio
del pianoforte. Oltre al pianoforte, è
nata nel corso degli anni la grande pas-
sione per i sintetizzatori, soprattutto
analogici, con i quali sono con il tempo
riuscito a esplorare il suono e ricercar-
ne uno mio, per poi trasferirlo nella
musica delle band in cui ho militato.
Lo studio dei sintetizzatori mi ha per-
messo di imparare a coniugare musica
pianistica classica a musica elettronica.
Tra le altre cose negli anni ho collabo-
rato alla realizzazione di un disco di
musica elettronica con un dj e ho avuto
un’altra interessante esperienza nel-
la band elettronica Simula Fake. Oggi
faccio parte dei Gyzah, rock band con
la quale sono riprese e rielaborate con
arrangiamenti personali pietre miliari
del rock progressivo anni ‘70. Da ta-
stierista attivo dei Gyzah, è successiva-
mente sorta l’esigenza di realizzare un
lavoro proprio, da solista,
alimentato da tante idee
rimaste nel cassetto. Di
qui la pubblicazione di
“Mosaic Room”.
Il tuo ep, “Mosaic
Room”, presenta brani
che spesso hanno varia-
zioni “nervose” e im-
provvise al proprio in-
terno. Con quale stato
d’animo e con quali ispi-
razioni l’hai composto?
“Mosaic Room” è stato un
disco istintivo, un collage
di frammenti musicali e
pensieri estemporanei che
accostati dovevano forma-
re qualcosa di più grande
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boli del rock progressivo, ma anche da
band come i Kraftwerk e da Chopin.
Come vedi antipodi (soltanto in appa-
renza, credo io). Sono affascinato dalla
musica che parla, anche se apprezzo i
bei testi.
Il disco è uscito qualche tempo fa.
Hai in ballo nuovi progetti? Ce ne
puoi parlare?
Sto ultimando le registrazioni di un
nuovo lavoro che avrà le caratteristi-
che dell’album perché ci saranno nove
pezzi, tutti strumentali. Forse sarà un
lavoro meno intimista, meno “Mosaic
Room”, anche se qualcosa di simile ci
sarà. Ho usato molti più suoni, qualche
ritmica e diverse sorprese. Un disco con
tante forme.
e ampio. Potrei chiamarlo matrioska
musicale. I titoli messi in fila rappre-
sentano l’escalation di emozioni, la me-
tamorfosi dal malinconico al felice.
Non ti spaventa mescolare elementi
elettronici alla sostanza del tuo com-
porre, che sembra originare tutta dal
pianoforte. Come hai capito che que-
sto mix era ideale per te?
Diciamo che questo disco è stato un
esperimento, il mix ideale per la mia
sensibilità ma soltanto nel preciso mo-
mento in cui l’ho registrato. In realtà
il mio comporre è ancora in evoluzione,
sto sperimentando.
Quali sono gli artisti che apprezzi e
ammiri di più?
Sono sempre stato attratto dai funam-
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