TRAKS INTERVIEW TRAKS INTERVIEW #8 | Page 40

sici di pianoforte, a 9 anni. Dopo le pri- me esperienze da giovane tastierista in alcune rock band estemporanee, il destino mi ha legato per parecchi anni agli Avanguardia, band indipendente di rock alternativo, con cui ho registra- to un album (“Aldilà del mare” ) e sono aumentate progressivamente sia per quantità che per importanza i concerti dal vivo e le partecipazioni a vari even- ti (passaggi radio, interviste, articoli). Parallelamente all’attività di tastieri- sta, ho sempre continuato il mio studio del pianoforte. Oltre al pianoforte, è nata nel corso degli anni la grande pas- sione per i sintetizzatori, soprattutto analogici, con i quali sono con il tempo riuscito a esplorare il suono e ricercar- ne uno mio, per poi trasferirlo nella musica delle band in cui ho militato. Lo studio dei sintetizzatori mi ha per- messo di imparare a coniugare musica pianistica classica a musica elettronica. Tra le altre cose negli anni ho collabo- rato alla realizzazione di un disco di musica elettronica con un dj e ho avuto un’altra interessante esperienza nel- la band elettronica Simula Fake. Oggi faccio parte dei Gyzah, rock band con la quale sono riprese e rielaborate con arrangiamenti personali pietre miliari del rock progressivo anni ‘70. Da ta- stierista attivo dei Gyzah, è successiva- mente sorta l’esigenza di realizzare un lavoro proprio, da solista, alimentato da tante idee rimaste nel cassetto. Di qui la pubblicazione di “Mosaic Room”. Il tuo ep, “Mosaic Room”, presenta brani che spesso hanno varia- zioni “nervose” e im- provvise al proprio in- terno. Con quale stato d’animo e con quali ispi- razioni l’hai composto? “Mosaic Room” è stato un disco istintivo, un collage di frammenti musicali e pensieri estemporanei che accostati dovevano forma- re qualcosa di più grande 40 boli del rock progressivo, ma anche da band come i Kraftwerk e da Chopin. Come vedi antipodi (soltanto in appa- renza, credo io). Sono affascinato dalla musica che parla, anche se apprezzo i bei testi. Il disco è uscito qualche tempo fa. Hai in ballo nuovi progetti? Ce ne puoi parlare? Sto ultimando le registrazioni di un nuovo lavoro che avrà le caratteristi- che dell’album perché ci saranno nove pezzi, tutti strumentali. Forse sarà un lavoro meno intimista, meno “Mosaic Room”, anche se qualcosa di simile ci sarà. Ho usato molti più suoni, qualche ritmica e diverse sorprese. Un disco con tante forme. e ampio. Potrei chiamarlo matrioska musicale. I titoli messi in fila rappre- sentano l’escalation di emozioni, la me- tamorfosi dal malinconico al felice. Non ti spaventa mescolare elementi elettronici alla sostanza del tuo com- porre, che sembra originare tutta dal pianoforte. Come hai capito che que- sto mix era ideale per te? Diciamo che questo disco è stato un esperimento, il mix ideale per la mia sensibilità ma soltanto nel preciso mo- mento in cui l’ho registrato. In realtà il mio comporre è ancora in evoluzione, sto sperimentando. Quali sono gli artisti che apprezzi e ammiri di più? Sono sempre stato attratto dai funam- 41