TRAKS INTERVIEW TRAKS INTERVIEW #6 | Page 6

piacerebbe che la gente si sforzasse di ascoltare e capire. In ogni caso, l’ispirazione arriva soprattutto da quello che mi succede, e da quello che vedo succedere. Io cerco di rac- contarlo con una sorta di macabra ironia. Ecco. Per vent’anni hai fatto principal- mente il batterista, perciò immagi- no che le tue canzoni abbiano una nascita e un’impostazione un po’ diverse da quelle del cantautore classico. Hai un metodo di compo- sizione standard oppure è variabi- le? Qual è la tua routine compositi- va tipica? Ho da sempre suonato la chitarra, e in tutti gli anni durante i quali ho suonato la batteria ho sempre conti- nuato a suonarla e a scrivere pezzi per me o per i gruppi in cui suona- vo. La mia struttura compositiva è principalmente dettata dalla loop station, cioè qualsiasi riff io scriva per un pezzo, deve necessariamente incastrarsi melodicamente e ritmi- camente con quello che c’è prima e quello che viene dopo. Idem per le batterie. Di base parto da un giro scritto improvvisando, e su quello lavoro. Altre volte invece parto dal testo e da una melodia vocale. Hai fatto la scelta di lavorare da solo anche in questo caso, fatta eccezione produzione e mix di Gabriele Riccio- ni. La tua scelta di “isolamento” è una scelta pratica oppure “ideologica”, per preservare le tue canzoni da interven- ti esterni? Per quanto riguarda la scrittura pre- ferisco fare da solo, anche perché è un 6 processo molto stratificato, in cui ogni parte resta a stagionare qualche tempo. Per quello che riguarda la produzione invece la mia è una scelta fondamental- mente economica. A me piacerebbe mol-