MALMÖ geografie post rock
tunata. Massimo aveva già collaborato
con Biggi per i missaggi e il mastering
del disco dei Blindur e trasferire anche
nel nostro lavoro quei colori e quelle so-
norità tipiche dei posti e dei dischi che
ci hanno ispirato è stata un’opportunità
preziosa.
Praticamente ogni canzone dell’al-
bum parte piano per poi alzare il volu-
me e terminare con un “fortissimo”:
una scelta programmatica o una si-
tuazione che emerge spontanea dalla
composizione delle vostre canzoni?
I cambi dinamici, i continui crescendo,
i fortissimi e i pianissimi sono caratte-
ristiche del nostro modo di fare musica
e del post rock in generale. Difficilmen-
te ci approcciamo alla composizione in
maniera ragionata. Il più delle volte
per noi è molto naturale passare da
momenti di intimità e parole sussurate
a esplosioni di suoni.
Dalle note che accompagnano l’album
è piuttosto evidente che avete lavo-
rato sulle canzoni con già in mente
l’esecuzione dal vivo, e anzi le avete
già testate in concerto. Come potete
descrivere i vostri live a chi non vi ha
ancora sentito?
Per quanto la produzione di “manife-
sto della chimica romantica” sia molto
curata, ci sono davvero pochissime so-
vraincisioni o parti che non riusciamo a
riprodurre fedelmente dal vivo. Questo
concetto di avere un disco “veritiero” è
La band campana pubblica il debutto su lp “Manifesto della chimica roman-
tica” e racconta di atmosfere che richiamano il tema del viaggio e del movi-
mento perpetuo, con una meta mai raggiunta come obiettivo
a registrare un disco è stata la neces-
sità di riuscire a suonare in posti che
permettevano alla nostra ingombrante
strumentazione e alle nostre dinami-
che a volte fortissime, di esprimersi al
meglio e per suonare in quei posti, per
fare quel salto di qualità, hai bisogno di
un “prodotto” importante, fatto a regola
d’arte.
Parliamo della scelta dei collaborato-
ri: che cosa vi ha portato a scegliere
Massimo De Vita (Blindur) per la pro-
duzione, e a spingervi verso i ghiacci
Arrivate al primo album forti dei buo-
ni riscontri del vostro demo e dei nu-
merosi concerti in cui vi siete esibiti.
Con quali obiettivi e premesse vi siete
accostati al lavoro su “Manifesto della
chimica romantica”?
Per ogni artista arriva il momento di
volersi mettere in gioco sul serio e capi-
re se quel sogno tanto inseguito possa
diventare qualcosa di più. Il percorso
non è sempre lineare e ognuno ci arri-
va o prova ad arrivarci in modi diversi.
Il fattore che più di altri ci ha spinti
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islandesi di Birgir Jon Birgisson dei
Sigur Ros per il master?
La scelta di lavorare con Massimo è
maturata in modo naturale. C’è un
rapporto umano molto intenso prima
di quello professionale. Ha la stessa
nostra sensiblità e lo stesso gusto per i
particolari, per quel tipo di ambienti e
suoni che siamo riusciti a rievocare in
questo disco. Crediamo che sia uno dei
produttori emergenti più bravi in Italia
e il fatto che abitiamo a pochi chilome-
tri di distanza è una coincidenza for-
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