TRAKS INTERVIEW TRAKS INTERVIEW #6 | Page 16

JACK ADAMANT una chitarra cambia le cose E’ partito da una scatola di latta, è passato dalla Svezia, ha sentito l’esi- genza di tornare a casa e alla fine ha pubblicato “Lunch at 12 since ‘82”, partendo dallo spunto della sicurezza che regalano le buone abitudini che serve per cucire. Le avevo perfora- te per poterci far passare i fili di nylon. Come primo tentativo fu un totale falli- mento. Mi serviva una chitarra, l’unico Puoi raccontare la tua storia fin qui? Da piccolo volevo costruire una chitar- ra utilizzando scatole di biscotti, quelle dove le nostre madri mettono tutto ció 16 problema era come chiederlo ai miei genitori. Alla fine, un po’ con la scusa di andare da un insegnante di musica, un po’ facendo perno su qualche falsa pro- messa, si convinsero che forse una chi- tarra avrebbe cambiato alcune cose. Avevo una marea di testi, versi e me- lodie che potevo sviluppare soltanto con l’aiuto di uno strumento musicale. Dopo vari tentativi, giunsi a conclu- sione che mi serviva qualcuno che mi insegnasse almeno le basi, i famosi quattro accordi. Da qui conobbi Sandro (l’attuale batterista dei Valerihana) e ci trovammo nella sua mansarda a suo- nare. Nel 2006 avevo rotto da poco con la band in cui cantavo prevalentemente cover degli Oasis, Travis, REM, Stere- ophonics, The Verve, mentre Sandro aveva messo su una band grunge. Mi fu offerto di fare una prova con loro: aggiungemmo una cover di Ramones, Placebo e Green Day e cominciammo a suonare in giro. I Valerihana stava- no prendendo forma, tanto da arrivare finalmente a comporre pezzi propri. C’era un problema: il nostro chitarri- sta abitava in Svezia, quindi perché non spostarsi lì? La mia passione per la musica e l’inglese furono sicuramente da stimolo a lasciare l’Italia per almeno un paio di anni. Già ero stato in Svezia in passato e, ogni volta che trascorrevo un po’ di tempo li, la voglia di scrivere e raccontare quello che vivevo e sentivo dentro di me si potenziava sempre di più. Nel 2014 esce “Out of regulation”, il nostro primo album autoprodotto e registrato a Stoccolma. Seguirono con- certi, viaggi, contest, giornate spese in sala prove per la rifinitura di nuovi pezzi e tante idee messe in cantiere. L’idea del progetto solista nasce dal fatto che una buona parte delle canzo- ni che scrivevo avevano un’impronta differente. Con la band abbiamo avuto sempre l’imbarazzo della scelta riguar- do ai pezzi da suonare, ma alcune delle canzoni che scrivevo non erano mol- to adatte a ciò che facevamo. Quindi pensai che forse con un po’ di lavoro in più sarebbe stato possibile iniziare un progetto parallelo a quello della band. Non volevo lasciare nel dimenticatoio canzoni che significavano molto per me, soprattutto nel momento in cui i sono ritrovato single nell’arco di un giorno e mezzo, per di più senza un lavoro.