TRAKS INTERVIEW TRAKS INTERVIEW #6 | Page 12

sei libero, e lavorando nascono sem- pre nuove sfaccettature che variano in base a quello che senti e quello che vivi in quel momento. In questo disco ho comunque avuto il piacere di collabora- re con Giovanni Alibrandi al violino in “L’osservatore”, “Come Aria” e “Messi- na Guerra e amore”, e Matteo Frisen- na alla tromba in “Hey my (all’improv- viso)”. Hai lavorato per parecchi anni con il tuo gruppo, gli Entourage, con cui avete ottenuto diverse soddisfazio- ni. Come è nato il desiderio di fare un album da solo? Direi che più che un mio desiderio di fare un disco solista sono stati tanti Quando fai un lavoro di questo tipo e non hai mai ascoltato e suonato prima con una band i brani, il risultato finale è davvero incerto. Ma questa condizio- ne è una cosa che mi stimola molto e mi mette in gioco con più strumenti, da più punti di vista e quindi mi piace e credo che continuerò a farlo! Resta sempre il fatto che non condividere il lavoro con un produttore ti mette ogni giorno davanti a delle scelte importan- ti e le sensazioni, le emozioni, quello che senti è l’unica strada da seguire, quindi ogni momento di lavorazione ti dà delle emozioni che solcano un per- corso che poi sarà il disco finale. Tutto è variabile, non sei legato a una band, 12 sona istituzione o cosa voglia impor- ti, liberi da qualsiasi preconcetto ed è anche stato nel tempo la creazione di un’alternativa sociale. Se tutto ciò com- porta un modo di vivere di apparire di vestire all’interno della società diver- so, va bene, è ok, ma quello che conta poi in fondo è altro, e questo modo di rappresentarsi potrebbe essere solo un primo passo! Comunque la mia essenza deve concentrarsi nel contenuto e nella qualità di ciò che creo non nel genere musicale. È vero che i musicisti rock che piacciono a me sanno essere i più taglienti, crudi, poetici e capaci di sbat- terti in faccia la verità come in pochi altri generi accade, però è vero che la musica deve essere anche un momen- to di assoluta goduria per l’animo, per le orecchie e per la mente, quindi può essere anche diversa dal rock, la sinfo- avvenimenti e circostanze per cui non è stato più possibile lavorare tutti insie- me giornalmente, per vari impegni no- stri personali. Inoltre crescendo aveva- mo idee diverse soprattutto sulla parte manageriale di Entourage, sulla pro- mozione e sul progetto che da quel pun- to di vista non è mai stato ben chiaro. L’unica mia vera necessità personale è stata quella di continuare a coltivare questa mia passione e, perché no, que- sta mia virtù: suonare e scrivere can- zoni, produrre musica. Poi se costretto a farlo da solo va bene lo stesso, non è stato il mio narcisismo ma più una necessità interiore, spirituale, intellet- tuale, sociale a cui non riesco a fare a meno. Parlando di una delle tracce del tuo nuovo album, “Hey My (All’Improv- viso)”, hai dichiarato che “Fare rock ‘n’roll è solo una questione di spirito e filosofia di vita”, mentre la cresta, il chiodo e gli anfibi sono solo sovra- strutture. Ma qual è la tua filosofia, cosa muove la tua essenza rock? Sinceramente credo che sia una cosa che sta ancora maturando dentro di me, non ha delle coordinate precise oggi. La mia onestà intellettuale, un percorso e l’arte come forma espressi- va delle mie idee, come ricerca di un proprio linguaggio, sono alla base di questa filosofia e della mia essenza di uomo e di vita. Il Rock ‘n’ Roll è riuscire a essere liberi da qualsiasi costrizione che la società, o chiunque altra per- 13