OTTODIX
il fascino della scienza
Il suo nuovo disco, “Micromega”, parte da Voltaire per approdare a tutte
le dimensioni dello scibile, corredate da sonorità vicine all’elettronica degli
anni Novanta. Senza dimenticare che l’uomo è sempre al centro di tutto
spiccio della pensione. La tecnologia
corre come un fulmine e noi fatichiamo
a reggere il passo, scollegandoci spes-
so dall’età biologica che abbiamo, dai
bioritmi di cui il nostro corpo ha biso-
gno e dell’ambiente, che per mantenere
queste ritmiche lavorative vertiginose,
stiamo via via devastando. La bolla
tecnologica e la continua connessione
online, non aiutano a mantenere certo
il senso del controllo e della posizione.
Per questo ho sentito il bisogno di ispi-
rarmi artisticamente all’unica fonte di
fascino e mistero che possa risultare
ancora credibile: la scienza. La fisica
suggerisce regole comuni alla mate-
ria (anche se la meccanica quantistica
non quadra ancora con la fisica classi-
Puoi raccontare il concept di “Micro-
mega”?
“Micromega”, ispirato a una novella dal
sapore fantascientifico di Voltaire, cer-
ca di far ragionare sul “senso della po-
sizione” dell’uomo in mezzo alla natura
reale delle cose. Giocando coi concetti
di micro e macro, invita a ritrovare il
senso della misura, in un’epoca fatta di
eccessi verbali, di odio latente, di ten-
sione sociale e “social”, ma anche di
involuzione culturale e di mancanza di
una visione chiara del futuro, dato che
tutti i pilastri fondamentali del sistema
che ci regge (noi occidentali), sta scric-
chiolando paurosamente, dal concetto
di economia e libero mercato, a quello
di tolleranza e di pace, fino a quello più
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ai sistemi di universi teorizzati. Ognu-
na di queste grandezze ha ispirato una
canzone che, usando metafore scien-
tifiche o astronomiche o biologiche, o
geopolitiche, parla di dinamiche umane
che ci riguardano tutti i giorni. “Micro-
mega” suggerisce di cercare nella fisica
le leggi, le dinamiche delle nostre azio-
ni e del nostri sbagli, come se zooman-
do dall’alto si scoprisse che il formicaio
dell’uomo risponde, su vasta scala, a
misteriosi disegni e schemi fisici che
muovono galassie, banchi di pesci e mo-
lecole. Affascinante, no? Qui si sconfi-
na nella filosofia e nell’immaginazione
astratta. Territori più prossimi all’arte.
La musica, poi, è matematica e espres-
sività, quindi il mezzo ideale per coniu-
gare una simile, ambiziosa operazione.
Solo che ho dovuto studiare un sacco,
ca); credo che abbiamo un bisogno sa-
crosanto di riscoprire delle regole, dei
fondamentali su cui basare ogni nostra
singola visione. Un senso comune, de-
mocratico ed equo del giusto, parte solo
dalla scienza, contro religione, politica,
potere, superstizione e interessi eco-
nomici, tutte forze che possono essere
soggette a manipolazioni di parte e che
ci stanno mettendo nei guai. In un’era
di bufale e populismo spiccio è solo la
verità dei dati che si cela nella natu-
ra a poterci ridare risposte concrete e
un punto di appoggio. Per questo ho
raggruppato le grandezze del cosmo in
nove ordini, dalle micro particelle, alle
molecole, ai microrganismi e ai collet-
tivi di animali, all’uomo (“Micromega
Boy”, al centro di tutto), fino al pianeta
Terra, al sistema solare, alle galassie e
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