santo santo santo
il nuovo disco dei rashomon
dal 9 novembre
nei migliori negozi di dischi
in realtà stavamo facendo i conti con
tutti questi cambiamenti e cercavamo
di trovare una direzione per il nostro
lavoro successivo. Il nostro primo disco
è stato come l’inizio di una storia d’amore: nessun pensiero, un feeling che
non ha bisogno di nulla se non di se
stesso, grande naturalezza, nessuna razionalizzazione, nessuna paura. Questo
secondo lavoro è invece l’espressione
di una maturità fatta di compromessi, crisi, rilanci, separazioni, delusioni,
sconfitte. Non è immediato riconoscerlo, soprattutto quando ci stai dentro,
ma anche questa roba è preziosa e siamo convinti che il nostro nuovo suono,
approccio e quant’altro rifletta questa
nuova ricchezza.
Titolo e copertina hanno profili piuttosto provocatori: perché avete deciso
di offrire questo tipo di messaggi fin
abbiamo suonato, siamo stati fermi, ci
siamo scoraggiati, abbiamo registrato,
ci siamo messi a dieta, abbiamo fatto le
prove, abbiamo saltato le prove, abbiamo preso cani e gatti, ci siamo entusiasmati, abbiamo scritto pezzi su super-eroi che poi mettevamo nel cassetto,
abbiamo ri-registrato, siamo impazziti
per “Lo chiamavano Jeeg Robot”, siamo
ingrassati, abbiamo mixato e finalmente abbiamo fatto uscire questo disco.
Il vostro sound è cambiato, visto anche l’ingresso di nuovi membri nella
band. E’ stato traumatico assorbire
tutti questi cambiamenti?
E’ stato difficile rimanere disciplinati.
E di fatto non ci siamo riusciti. Ogni
cambiamento comportava aggiustamenti, nuovi stimoli, nuovi modi di lavorare e di pensare alla nostra musica,
nuovi entusiasmi, nuove prospettive,
nuovi casini, nuove
salette, nuovi impegni. Kurt Cobain
diceva che una band
seria deve provare almeno 5 volte
alla settimana. Be’,
noi siamo stato tutto tranne che una
band seria in questi
anni. Per la maggior parte dei nostri
fans abbiamo smesso di esistere, siamo
scomparsi. Mentre
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