TRAKS INTERVIEW TRAKS INTERVIEW #2 | Page 6

santo santo santo il nuovo disco dei rashomon dal 9 novembre nei migliori negozi di dischi in realtà stavamo facendo i conti con tutti questi cambiamenti e cercavamo di trovare una direzione per il nostro lavoro successivo. Il nostro primo disco è stato come l’inizio di una storia d’amore: nessun pensiero, un feeling che non ha bisogno di nulla se non di se stesso, grande naturalezza, nessuna razionalizzazione, nessuna paura. Questo secondo lavoro è invece l’espressione di una maturità fatta di compromessi, crisi, rilanci, separazioni, delusioni, sconfitte. Non è immediato riconoscerlo, soprattutto quando ci stai dentro, ma anche questa roba è preziosa e siamo convinti che il nostro nuovo suono, approccio e quant’altro rifletta questa nuova ricchezza. Titolo e copertina hanno profili piuttosto provocatori: perché avete deciso di offrire questo tipo di messaggi fin abbiamo suonato, siamo stati fermi, ci siamo scoraggiati, abbiamo registrato, ci siamo messi a dieta, abbiamo fatto le prove, abbiamo saltato le prove, abbiamo preso cani e gatti, ci siamo entusiasmati, abbiamo scritto pezzi su super-eroi che poi mettevamo nel cassetto, abbiamo ri-registrato, siamo impazziti per “Lo chiamavano Jeeg Robot”, siamo ingrassati, abbiamo mixato e finalmente abbiamo fatto uscire questo disco. Il vostro sound è cambiato, visto anche l’ingresso di nuovi membri nella band. E’ stato traumatico assorbire tutti questi cambiamenti? E’ stato difficile rimanere disciplinati. E di fatto non ci siamo riusciti. Ogni cambiamento comportava aggiustamenti, nuovi stimoli, nuovi modi di lavorare e di pensare alla nostra musica, nuovi entusiasmi, nuove prospettive, nuovi casini, nuove salette, nuovi impegni. Kurt Cobain diceva che una band seria deve provare almeno 5 volte alla settimana. Be’, noi siamo stato tutto tranne che una band seria in questi anni. Per la maggior parte dei nostri fans abbiamo smesso di esistere, siamo scomparsi. Mentre 7