comunque.
Mi incuriosisce, per motivi che immagino ovvi, anche la scelta delle voci di
“Do Nascimento”... Puoi raccontare
qualcosa in merito?
“Do Nascimento” è il pezzo più provocatorio dell’album. Volevo dare uno
spaccato della miseria del mondo in cui
viviamo, non è stato molto impegnativo
mi è bastato sintonizzarmi un pomerig-
gio alla radio e sul web per scoprire che
è più facile trovare queste cose piuttosto che la bellezza del discorso finale
di Scardovelli sulla natura umana. Mi
piaceva partire da una situazione negativa e senza speranza per dire che in
realtà la speranza esiste e dipende soltanto da noi trovarla per rinascere.
Se la vogliamo mettere cosi “Do Nascimento” è un brano di protesta come si
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Visto il numero e la qualità sempre
più rilevante delle tue collaborazioni e
dei tuoi interventi sui dischi altrui, sei
uno dei personaggi più influenti sulla
scena indipendente (o come la vogliamo chiamare) contemporanea italiana. Come fotografi questo momento
per la musica italiana?
Innanzitutto ti ringrazio per queste
parole perché a uno schivo come me
fanno tremare le gambe quanto battere
il cuore per la gratitudine e l’emozione. Sono molto onorato che da qualche
tempo gli addetti ai lavori pensino queste cose anche se forse non è veramente
cosi ah ah. Comunque mi impegno da
tempo in tanti progetti e tante collaborazioni perché ci credo e penso che la
musica sia la mia strada per rendere
questo un mondo migliore e per il mio
sviluppo come essere umano. Detto ciò
provo a rispondere alla tua domanda:
sento in giro tanta bella roba, tante
belle cose ma alla fine la visibilità ce
l’hanno sempre le peggiori, le meno interessanti e le mediocri. Forse allo star
system conviene così, per cui da tempo
la mia unica forma di insurrezione e di
ribellione consiste nel continuare a impegnarmi per far sì che le cose belle e i
gruppi bravi possano emergere. Manca
forse un po’ più di coraggio in Italia, potremmo osare di più senza avere paura
che il pubblico ci volti le spalle. A volte
il pubblico ti premia a una condizione:
che tu sia sincero. E la gente questo sa
ricononoscerlo.
scrivevano negli anni 70 ed è interessante la reazione del pubblico quando scopre che i miei concerti partono
sempre con questo pezzo e io salgo alla
fine quando inizia a parlare Scardovelli
come a volere significare: ”Ehi ragazzi
possiamo farcela, possiamo rinascere,ci
stanno fottendo, svegliamoci!!” È un
brano che, nonostante non sembri, ha
un grande ottimismo.
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