biglietto da visita del disco?
Non ha molto a che vedere con gli al-
tri pezzi in realtà, che sono tutti senza
pianoforte e arrangiati a dovere… Era
però quella che più rappresentava il
concetto di “stanze”, sia nell’introspe-
zione che nell’esecuzione... registrata
live e piena dei rumorini della pedalie-
ra... onesta, vera. L’ho scritta al piano
prendendo il testo da una vecchissima
poesia di quando avevo vent’anni e ho
immaginato che sarebbe stata cantata
in realtà da una donna... Poi non sono
riuscito a staccarmene, a volte succede
con le canzoni.
Nel ritornello del brano affermi “non
ho davvero più voglia di esser diverso
da me”. In che occasioni ti sei sentito
costretto a essere qualcuno (o qual-
cosa) di diverso? In ambito musicale
senti di poter essere veramente “te
stesso”?
Diciamo che il nostro non è il mondo
giusto per essere o avere qualcosa di
diverso dagli altri, in tutti i sensi. Ma
la personalità sta anche lì.. Io qualche
stigma me lo sono sentito dentro, so-
prattutto da bambino per le origini. Ma
questo è riduttivo se considero la soffe-
renza di chi è stato meno fortunato di
me che grazie a Dio ho sempre avuto
tutto, dalle possibilità a una famiglia
veramente particolare che non si è mai
risparmiata, né fisicamente né emoti-
vamente. Musicalmente sì, ho la fortu-
na del mondo musicale piccolo, quello
LEDI
la fortuna del mondo
musicale piccolo
Classe 1988, è un cantautore nato in Albania ma cresciuto a Genova, che sta
per presentare il suo secondo album, “Stanze”, in uscita nei primi mesi del
2018 e anticipato dall’omonimo singolo. Il brano parla degli obblighi da
scrollarsi via di dosso e del desiderio di non essere altro che se stessi.
cola Di Bari. Ecco, diciamo che la pri-
ma la ascoltavamo sempre, e da lì si è
cominciato con Genova. Su certe cose
proprio non si può non farsi permeare
da Genova. Respiri le strade dei gran-
di e capisci perché hanno tutti avuto
questo rapporto così controverso con la
città. Paoli, Lauzi, De Andrè, Tenco... e
Nonostante le tue origini, sei cresciu-
to a Genova, una delle città simbolo
del cantautorato italiano. Nella tua
musica c’è l’influenza dei posti in cui
hai vissuto?
Quando ero bimbo mio padre aveva
una 127 bianca, e aveva due cassette:
“Volume 8” di De André e una di Ni-
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tanti altri. Ho abitato per molti anni a
200 metri da via del Campo, bellissimo.
Tutto questo per fortuna lo senti addos-
so.
“Stanze”, il tuo nuovo singolo, anti-
cipa l’uscita del secondo album: un
pezzo riflessivo, toccante, complesso.
Come è nata l’idea di sceglierlo come
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