nostro popolo. Tra queste domande che
mi sono posto ho pensato anche: “E se
ti piacesse colpire una persona? E se ti
piacesse ucciderla?”. No, non mi piace-
rebbe o meglio, non voglio saperlo. Non
sempre la conoscenza è la chiave di tut-
to. Quando penso a tutte le persone che
mi hanno criticato per delle mie scelte
personali mi viene da dire: “Parlate
così perché non vi siete ancora divertiti
come me”. Siamo tutti uguali in realtà,
solo, ci troviamo in punti diversi del
cerchio. E quando arrivi nel punto dove
si trovava l’altro lo capisci meglio. E’
facile dare del mostro agli altri. Prima
devi esserlo. I “mostri” li creiamo noi,
con la nostra indifferenza e il nostro
liminari, meno tempo, meno fesserie”.
Squallido pensiero di un’anima che si
stava rassegnando alla solitudine. Su-
bito dopo mi sono detto “Ma l’ho pensa-
to veramente?”. Stavo ragionando come
il personaggio della graphic novel di
Chester Brown, “Io le pago – memorie
di un cliente di prostitute”. Ho iniziato
a indagare sui miei pensieri più scu-
ri. Se dentro di te hai un diavolo come
coinquilino non serve girare la testa
dall’altro lato e far finta che non esista
per annientarlo ma guardarlo, dargli
un nome, ammettere che esista e dir-
gli “no, non ci sto”. “No” è una parola
che dovremmo far tornare in voga, è
da un po’ che non la sento, anche nel
to quella cosa?”. “Come andar di not-
te” è una macchina che vaga di notte,
un’anima sola nei propri pensieri, un
brainstorming notturno. Una notte sta-
vo girando per i viali di Bologna, senza
destinazione. Mi sentivo molto solo, ero
temo molto depresso. La città mi stava
amareggiando. Vedevo la società come
le regole di un gioco: il gioco è sporco e
ha queste sporche regole, sei pronto a
fare surf? Guardando una prostituta
pensai: “In città se hai bisogno di amo-
re puoi pagare una prostituta, se hai
bisogno di sfogarti con un amico puoi
pagare uno psicologo. Sei sei solo ti
può costare tutto meno tra cene e pre-
mo fotografato...”Fotografia”. Questo
ti spiega quello che dicevo nella prima
domanda: “Fotografia” non sarebbe mai
nata se avessimo registrato a piste se-
parate.
“Come andar di notte” è invece il
brano chiave dell’intero album, quel-
lo in cui la natura umana, e talvolta
crudele, viene fuori, facendo porre le
domande “Hai mai colpito un uomo?
Hai mai mangiato un uomo?” metten-
doci di fronte alle peggiori versioni di
noi stessi.
La domanda che racchiude meglio il
senso di questa canzone è: “Ma l’hai
davvero pensato? Hai davvero pensa-
20
21