LESIGARETTE!!
non si deve perdere la lucidità
“La musica non serve a niente” è il nuovo disco del duo, caratterizzato da un
approccio meno nonsense rispetto all’esordio. Per capire meglio la differen-
za tra politici e musicisti, abbiamo rivolto qualche domanda ai due
i dettagli sono fondamentali e allora
non si deve perdere la lucidità. Fare
un disco è un bellissimo viaggio, biso-
gna orientarsi durante la traversata,
ma anche lasciarsi trasportare. La la-
vorazione è cambiata rispetto al primo
album. Abbiamo composto alcune parti
di batteria e chitarra, poi le strutture
dei brani, poi le linee vocali e in ulti-
mo le Parole. I brani sono rimasti sen-
za parole anche per un anno in alcuni
casi. Le parole sono venute all’ultimo,
Che cos’è cambiato, a livello di approc-
cio e di lavorazione, dal vostro esor-
dio?
L’approccio è sempre lo stesso: voglia-
mo fare buona musica e vogliamo di-
vertirci. Abbiamo sempre saputo che se
scrivi canzoni si può volare se si lavora
bene, bisogna giudicare con intelligen-
za e scrivere nel rispetto delle proprie
emozioni. Ci vuole molta concentra-
zione: c’è sempre il rischio di perder-
si troppo dietro ai dettagli, ma anche
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scritte appositamente su una melodia
e dentro a una metrica già composta.
Quindi siamo partiti dalla spontaneità
e dallo sfogo creativo più diretto, quello
dei nostri strumenti, per poi passare
a una fase di montaggio musicale per
costruire le strutture dei brani e poi
cantarci su delle melodie canore che
però non erano provviste di parole. Vo-
levamo creare dei brani che avessero
emozioni e senso anche senza testi. Pri-
ma di avere un senso verbale, abbiamo
ricercato il senso musicale e emoziona-
le. Scrivere i testi in fondo a questo im-
buto creativo è stato difficile, un duro
lavoro. Arrivati alla fine avevamo molti
limiti, la linea vocale già decisa prima
di scrivere le parole per noi è una novi-
tà, il disco precedente è stato composto
a partire dal testo e le linee vocali sono
nate dai testi e non dalla musica.
Stavolta avete deciso di fare quasi tut-
to in maniera autonoma. Che cosa vi
ha spinto a questo tipo di scelta?
Siamo andati in studio da soli. Abbia-
mo preparato i suoni e registrato chi-
tarra e batteria insieme. Avevamo an-
cora alcune cose da definire sui brani
quando siamo entrati in studio, stare
da soli ci ha permesso di poterci pren-
dere anche dei momenti di prova, per
definire dei dettagli. Tra batteria e
chitarra c’è un intreccio ritmico conti-
nuo e la cura di alcuni dettagli è stata
possibile soltanto una volta arrivati
in un luogo protetto come lo studio di
Fattoria Sonora, in cui siamo rimasti
molto tempo soli potendoci dedicare
quanto volevamo su ogni aspetto. De-
cidere tutto prima di registrare è stato
necessario, ma non abbiamo voluto in-
gessare tutta la musica, abbiamo scelto
di lasciare alcune parti al caso, all’im-
provvisazione del momento, come per
esempio nel piccolo bridge del brano “la
musica non serve a niente”. Essendo
in due, possiamo facilmente inventarci
soluzioni al momento improvvisando,
giocando tra batteria e chitarra, anche
nel primo disco avevamo un po’ scoper-
to questa nostra qualità e questa volta
abbiamo volutamente destinato alcune
parti musicali al gioco, allo scherzo mu-
sicale, per mantenere una freschezza
live che non vogliamo perdere nel disco.
Questo è solo un particolare, ma ce ne
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