TRAKS INTERVIEW TRAKS INTERVIEW 005 | Page 18

che abbiamo registrato con una tradi- zionale formazione acustica. Era un primo esperimento e con i brani scritti per il progetto The Soul Mutation credo che stiamo davvero iniziando a esplo- rare nuovi ambienti musicali: i ritmi sono più complessi, le atmosfere cam- biano radicalmente da brano a brano, anche il mio modo di cantare ha dovuto adattarsi agli spigoli di queste nuove composizioni di Francesco e alla ritmi- ca che a volte è molto incalzante e altre volte disegna paesaggi più rarefatti. Scrivere la nostra musica nasce dall’e- sigenza di sviluppare a modo nostro il linguaggio jazzistico che, utilizzando (il batterista che ci ha accompagnato in questo lavoro) e quindi siamo andati a registrare. L’idea era di creare una varietà di ambienti sonori, sfruttando al massimo le potenzialità di ognuno di noi: essendo solo in tre abbiamo dovuto spremere al massimo la nostra creati- vità. In tre brani è intervenuto Giulio Corini al contrabbasso, per sottolineare il senso di intimità e leggerezza. Al contrario che nel vostro esordio, questa volta niente cover. Una scelta di “maturità” per il vostro combo o un’affermazione di personalità? Io e Francesco abbiamo iniziato a scri- vere brani nostri già nel 2010, brani 18 brani scritti da altri, ab- biamo pra- ticato per anni e che ci ha portato a realizza- re alcuni cd di “cover”. Alla fine il materiale di altri autori ha iniziato a starci stret- to: il presen- te ha vinto sul passato e da qui l’esigenza di scrivere una mu- sica “nuova”, di trovare nuove vie di espressione. Come nasce “Yes I’m Lonely (Yer Blues reloaded)”? Quando Francesco mi ha fatto ascoltare la melodia di questo brano per la prima volta, mi è venuto subito in mente “Yer Blues” la canzone che John Lennon scrisse e cantó con i Beatles (nel gran- dioso “White Album”). Non riuscivo a staccarmi da questa idea e allora l’ho cavalcata: le citazioni sono evidenti. Ma anche qui l’attualità ha fatto brec- cia (ecco perché “reloaded” come Ma- trix!): alla fine il testo ha deciso di rac- contare di qualcuno che è triste perché è lontano da casa, dorme per strada, ma spera un giorno di trovare un lavo- ro e stare meglio, anche se al momento è bloccato dietro un muro e la notte so- gna di saper volare... Perché avete deciso i tre momenti di sperimentazione “solista” nel disco? Volevamo creare degli stacchi in alcu- ni punti dell’album, qualcosa che non avesse la struttura di una canzone, qualcosa di assolutamente libero ed estemporaneo. Come il vuoto della me- ditazione nel delirio quotidiano; come chiudere gli occhi, guardarsi dentro e riuscire a capire ed esprimere ciò che proviamo, ma senza utilizzare razio- nalità e linguaggio. Si tratta di tre mo- menti di libertà assoluta e realizzati davvero sull’onda di un istinto o di un’i- spirazione del momento. E non poteva- no essere altro che fatti “in solitaria”: se ti vuoi guardare dentro per davvero, devi essere solo. 19