TRAKS INTERVIEW TRAKS INTERVIEW 005 | Page 14

cetto di emozione da restituire a chi mi fa l’onore di venirmi ad ascoltare. Lo confesso però: ho un grosso pudore per la musica, credo di averlo manifestato nelle risposte precedenti. Anzi io direi di essere anche esagerato a volte, quasi mi definirei un bigotto. Suonare per un pubblico è una cosa importantissima. La musica è del pubblico. Ed è il pub- blico che merita per primo rispetto e considerazione. Quindi se devo fare un concerto, pretendo che debbano esserci tutti i tasselli al proprio posto. E non sto parlando di tappeti rossi, denari a profusione, vecchi Rum del ’58 invec- chiati da trovare in camerino, tantome- no sto parlando di avere a disposizione teatri di lusso. Io parlo della serietà e del significato semplice di “fare un concerto”. Che sia in un pub o che sia in una piccola sala, che sia in radio o in riva attorno al falò. Rispettare la musica live significa rispettare il pub- blico. Quindi si deve costruire il giu- sto ambiente, si deve scrivere il giusto spettacolo per quella situazione, si deve ben comunicare, si deve pretendere attenzione e restituire emozione. Non penso di sopportare più questa orgia di musicisti - spesso anche con tantissimi contenuti da dare - suonare dove capi- ta, davanti a chiunque, magari mentre stanno mangiando la pizza o mentre bevono birra passando per strada. Ci sono concerti che per quanto mi riguar- da non si debbano neanche chiamare chiamato a criticare e a veicolare cultu- ra. Ciò che resta è l’affarismo, il lavoro di palazzinari della comunicazione, re- sta la musica che deve andare di moda e che si deve lanciare per i clic dei so- cial. In mezzo a questa orgia di circensi c’è ovviamente del bello, ma la GRAN- DE MUSICA la stiamo praticamente ignorando. E se la musica è cultura al- lora noi come popolo stiamo evitando di incontrare cultura. E un popolo senza cultura è un popolo che non ha futuro. Quindi alla fine di questa fiera ci chie- diamo tutti quanti: che valore hanno oggi simili riconoscimenti? A parte farti il figo con chi oltre i Talent non sa an- dare, per me come uomo e come artista, che significato può avere? In contrad- dizione con quanto detto fino a ora ve- diamo un eterno Claudio Lolli vincere il riconoscimento più alto della canzone d’autore. Ma siamo sicuri che sia una contraddizione? E non per la musica del maestro che ho avuto anche l’onore di incontrare e di intervistare… ma per le apparenze da vendere al pubblico pa- gante. Chissà se ci siamo capiti… Parliamo un po’ di live. Ho letto che non ami particolarmente esibirti in pubblico, nonostante i riconoscimen- ti che ricevi costantemente per i tuoi brani. Sei timido o è solo un po’ di an- sia da prestazione? Posso invece parlarti dell’Umbria? Ok rispondo. Nessuna paura e tantis- sime ansie che costruiscono il mio con- 14 le - si prostituisce a suonare ovunque e in qualunque circostanza. Ogni musica ha il suo habitat e va rispettato. E ri- spettare le cose consta sacrificio e limi- tazione. E quando lavori bene per far collimare questi piccoli tasselli - che poi credimi sono quattro cavolate in croce - anche lo spettacolo acquista un valore emotivo che non ha paragoni. Chiudo dicendo che presenteremo il disco in un piccolo teatro di Pescara il prossimo novembre: per farti capire, io sto già lavorando per scegliere chi far suonare con me e come arrangiare lo spettacolo proprio per quel piccolo teatro che mi ospiterà. Sì, forse sono esagerato…ma forse però… Chiara Orsetti così. Sfiorano l’umiliazione. Una volta ho visto un chitarrista proporre brani suoi (meraviglioso tra l’altro) in un pub di ragazzini durante una festa di 18… suonava accanto alla porta del bagno e il via vai di incontinenti lo costringeva a spostarsi per non ostruire il loro pas- saggio. Esagero? Bah…io credo che sia all’ordine del giorno. Ciò significa an- che che pretendere di avere quanti più dettagli al proprio posto significa oggi suonare quattro volte all’anno. Sono conscio di sforzarmi a essere meno schizzinoso e penso che lo farò… ma un poco soltanto. Ma sinceramente trovo umiliante portare la musica dove non deve stare. E questo non è colpa del pubblico. Questa è piena responsabilità dell’ar- tista che spesso, sia per soldi che per scri- vere sui propri social che fa tanti concerti - in gene- re sopra le cinque date lo si defini- sce tour mondia- 15