un pensiero che si
ricollega sempre al
concept dell’ep.
Hai confermato la
squadra di musicisti che lavora con te
anche per questo disco: quanto è stato
importante l’affiatamento per questo
nuovo lavoro?
In realtà ho confermato solamente il
bassista Andrea Cocilovo, che nel precedente lavoro aveva
registrato la batteria
e che da settembre
scorso mi accompagna nei live. A lui si
è aggiunto suo fratello Daniele , che
oltre a suonare le
tastiere si è occupato dell’arrangiamento di alcuni brani
presenti in “Beyond
the Nettles Burn”.
La sintonia con i Cocilovo Bros è molto
profonda e si basa su una reciproca stima personale e professionale. Tecnicamente sono i migliori musicisti con cui
io abbia mai suonato, quindi mi reputo
molto fortunata ad avere accanto due
professionisti che credono e investono
bum ho preferito un approccio apparentemente più personale. Dico “apparentemente” perché non si tratta di una
descrizione autobiografica di episodi di
vita reale, quanto di immagini e racconti che mi permettono di esprimere
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nel progetto.
Per la produzione di Federico Altamura: avete adottato lo stesso approccio
oppure è cambiato qualcosa?
La differenza nella produzione c’è stata per due motivi: c’è stato molto inter-play fra Daniele e Federico, che ha
curato i suoni di tutte le canzoni, e questo ha creato una sorta di eterogeneità
fra i brani. Inoltre grazie al crowdfunding abbiamo avuto un budget maggiore che ci ha concesso più libertà: ho
deciso per esempio di fare il master da
Massimo Caso, un nome importante
nel panorama musicale italiano.
Perché hai scelto “You’re gonna go”
come biglietto da visita del disco?
“You’re gonna go” spacca. Ha un beat
da cui non scappi, devi muovere il piede per forza di cose, e poi è il primo
brano elettronico che ho scritto con la
tastiera. Il ritornello apre a dismisura,
i suoni sono belli, la canzone orecchiabile. Secondo me è una bomba
“Blue Moon” mi richiama alla mente
la scena trip hop anni Novanta, Morcheeba e compagnia... Ti ci ritrovi?
Orecchio colto! Si, è vero: a me riporta
agli Zero7, band che conosco poco ma
che apprezzo, e al trip hop. E’ un genere che ho sempre ascoltato e mai avrei
pensato che un brano chitarra/voce
come “Blue Moon” potesse diventare
ciò che è ora. Merito di Daniele e Federico, ma soprattutto di Andrea e delle
sue linee di basso: è proprio grazie a lui
che abbiamo deciso di inserire il brano
nell’ep, perché prima del suo intervento, non ci convinceva al 100%.
Nel corso dell’ultima intervista ti avevo chiesto delle tue antipatie nel mondo indie... Stavolta cambiamo un po’:
chi apprezzi di più tra i tuoi colleghi e
le tue colleghe?
Si, eri stato cattivissimo e io avevo ironizzato, perché non mi sta antipatico
nessuno (bugia) e anche se così fosse
non verrei di certo a sbandierarlo sul
web... Sto pensando a chi veramente
apprezzo e di nomi ce ne sono parecchi:
fra i tanti mi vengono subito in mente i
Lara Groove, che sono una band di Milano realmente tosta e che meriterebbe
una chance in più; mi piace parecchio
la cantautrice ligure Chiara Ragnini,
che è brava e allo stesso tempo umile e
gentile.Un altro gruppo a cui augurerei
di fare strada sono gli Slowtide, band
novarese di talento.
Due ep consecutivi: ti iscrivi al club
di chi pensa che l’lp sia roba vecchia?
Oppure nei tuoi progetti futuri c’è un
lavoro “esteso”?
Hai ragione quando dici questo, perché
ormai è quasi più comune l’ep rispetto
al Long Playing. Ti dirò, non c’è stato un ragionamento su questa scelta,
bensì una necessità: fare un ep costa di
meno e puoi essere anche più compatto
nel sound. Prossimamente non so cosa
farò, dipende molto da come andrà questo ep… Incrocia le dita per me!
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