TRAKS INTERVIEW 001 | Page 28

HAZAN quando si fa sul serio “Kaiserpanorama” è il disco d’esordio della band distribuita fra le province lombarde ma compatta nel sound e nelle scelte zoni corali. Kaiserpanorama invece era uno speciale tipo di stereoscopio circolare destinato alla visione collettiva di diapositive, usato in Germania a fine ‘800. Lo spettatore assisteva a immagini e informazioni, direttamente guardando dentro il macchinario, in una visione limitata delle cose. Un po’ come oggi facciamo tutti noi, con gli stessi social, le stesse notizie, le stesse mode. Siamo passati in pratica dallo stereoscopio allo stereotipo. L’ep è un biglietto da visita importante del vostro sound. Le canzoni provengono da tempi diversi oppure le avete realizzate in un tempo breve? In parte sono canzoni che erano mature già da tempo, altre invece sono state composte appositamente prima delle registrazioni. Fondamentale poi è stato l’ingresso di Ale alla batteria per trovare un groove riconoscibile su tutti i brani, e la collaborazione con Davide Lasala come produttore per caratterizzare il sound. Quali sono i vostri capisaldi musicali? Abbiamo un orecchio apertissimo Di voi sappiamo principalmente che siete lombardi e che suonate forte... Ci raccontate qualcosa di più? Grazie per il “suonate forte”... La storia degli Hazan è recente, ma arriva da lontano. La band ha attraversato negli anni diverse fasi e cambi di nome, fino a quando è arrivato il momento in cui il nostro sound si è definito e abbiamo deciso di fare le cose sul serio. A quel punto avevamo tutto pronto ma sentivamo che ci mancava solidità ritmica. Per questo abbiamo deciso di cambiare batterista e con l’arrivo di Ale abbiamo completato il quadro. Dopo aver messo a fuoco le canzoni siamo andati all’EDAC Studio e insieme a Davide Lasala (produttore) abbiamo fatto nascere “Kaiserpanorama”. Nome della band e titolo dell’ep meritano qualche spiegazione: ci potete raccontare qualcosa in merito? Ci piace essere multiculturali e ci piacciono parecchio i nomi strani. Hazan è un termine ebraico per indicare un cantore/musicista che usa la propria arte per guidare una congregazione in can- 28 sull’ascolto e nessun pregiudizio, ma tendenzialmente tutti e quattro ci siamo formati con la musica inglese del passato e quella della West Coast ame ricana anni ‘90. Perché avete scelto “Sulla pelle” come apertura del disco e come singolo? Sulla Pelle è il brano più diretto e “in faccia” dell’ep, sia come testo che come musica. Ci piace presentarci con qualcosa di breve ma intenso. A proposito di “Sulla pelle”: avete realizzato da soli il video. Com’è nato il concept e come sono andate le riprese? Ci piaceva l’idea di fare qualcosa di grezzo, consono alla canzone, da qui l’idea di suonare dentro un capannone industriale. In secondo luogo volevamo rendere partecipi tutti di come si svolgono le prove di una “garage band”, quindi Go pro scotchata sulla testa e ciak azione ovviamente il divertimento non è mancato, chi ci conosce lo sa! “Qui dove sto” ha un testo un po’ schizofrenico (“mi piace qui/anche se è uno schifo di città”). Qual è il rapporto con la vostra zona di provenienza e come nasce la canzone? Diciamo che il cantante è schizofrenico in generale... ovviamente scherziamo (ma non troppo). Il rapporto con le nostre zone è fortemente altalenante. 29