I GIARDINI DI CHERNOBYL
ritorno al futuro (magnetico)
La band pubblica “Magnetica”, che recupera i brani realizzati prima del
proprio esordio “Cella zero”, tornando a una sorta di rabbia primigenia
tutto fuori dai soliti schemi, infatti si
amalgamava bene sia con le sonorità
dell’indie di stampo italiano sia con l’alternative di stampo americano. Appena
registrati, li inviai ad alcuni addetti del
settore, per sapere cosa ne pensassero
e da subito ricevetti interesse da parte
di alcune etichette indipendenti, oltre
che la risposta affermativa di Giulio
Ragno Favero de “Il Teatro degli Orrori” per occuparsi della registrazione
del nostro primo album.
SIMONE RAGGETTI (batterista)
“Magnetica” per voi è una sorta di
“Ritorno al futuro”, con canzoni che
nascono prima di quelle pubblicate in
“Cella zero”. Potete spiegare meglio
questa operazione?
EMANUELE CAPORALETTI (cantante e chitarrista): Nel 2013 iniziai a
scrivere alcuni brani e decisi un giorno
di registrarli per vedere come sarebbero venute le idee che avevo in testa, e
cosi nacque appunto questo ep. Appena
i brani furono registrati notai che avevano uno stile e una forma quasi del
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Emanuele chiamò me e Stefano e decidemmo di realizzare insieme questo
disco e questo progetto musicale.
STEFANO CASCELLA (bassista)
Da qui cominciammo a lavorare da
subito insieme alla stesura di nuovi
brani, che poi divennero il nostro album di esordio “Cella Zero”. All’inizio
volevamo inserire i brani contenuti in
questo ep in “Cella Zero”, ma ci rendemmo conto che il disco sulla base del
lavoro di Giulio Ragno Favero, aveva
delle sonorità troppo distanti dai brani
che avevamo già, quindi decidemmo di
prenderne soltanto due, di rielaborarli,
per renderli consoni al resto del disco,
mentre gli altri decidemmo di metterli
in archivio.
SIMONE: E’ da qui infatti che decidemmo di prendere queste tracce, (comprese le 2 usate su “Cella Zero”, ma nella
loro versione originale) e di farne questo ep.
Da “Cella Zero” emergeva una sorta
di dualismo di ispirazione, da una parte la suggestione del metal di stampo
americano, dall’altra l’alternative italiano. “Magnetica” segna un punto a
favore dell’America o sbaglio?
EMANUELE: Credo che “Magnetica”,
da un mio personale punto di vista,
segni un punto a favore dell’Italia, nel
senso che si è sempre pensato che questo tipo di sonorità non potesse congiungersi alla nostra lingua, invece
siamo riusciti a congiungere le due cose
in una maniera molto naturale. Noi
amiamo il rock alternative, sia quello italiano, chiamato Indie, sia quello
americano; pertanto credo che il disco
sia appunto alternative rock, proprio
perché ci sono tante influenze di tanti
stili dentro ogni brano, che sarebbe riduttivo dargli una etichetta anche solo
vaga che viaggia in confini troppo delineati.
C’è un che di più magmatico e primitivo in queste canzoni. Che scelte avete
fatto riguardo a produzione, mastering e mixing?
EMANUELE: L’elaborazione di questo
ep è stata interamente autonoma, sono
stato aiutato da alcune persone sotto il
profilo tecnico e di editing, ma tutto il
processo creativo e artistico stato diretto personalmente da me. Il sound che
ne è venuto fuori è il frutto di alcune
idee che volevano miscelare arrangiamenti in alcuni casi più soft insieme a
chitarre più acide e noise.
Perché avete deciso di includere versioni alternative di “Iago” e di “Odio il
sole”, che erano già presenti anche su
“Cella Zero”?
EMANUELE: Quelle che si trovano
nell’ep sono le versioni originali dei due
brani. Inoltre, le avevamo come materiale di archivio, quindi perché non inserirle? Poi nei nostri live questi brani
li portiamo nella versione ep, quindi
sarebbe insensato non farle conoscere
nella loro versione originale.
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