TRAKS INTERVIEW 001 | Page 16

grafica e video. Ma è stato addirittura fondamentale nel ridarmi la fiducia nelle mie capacità compositive, che era gravemente compromessa. Scrivere il disco è stata una terapia. L’unica possibile e la migliore. Rispetto a quello che ci si poteva aspettare (o almeno che mi aspettavo io) il disco suona più incazzato che ironico. Avevi dosi di rabbia da smaltire? Mah, secondo me la cattiveria e la rabbia dipendono molto dalla voce di Tattoo. A me piace moltissimo, perché ha quel graffio naturale che mi permette di scrivere anche testi “morbidi” senza mai perdere di incisività. Se noti ci sono anche un sacco di cori molto melodici e zuccherosi, proprio per equilibrare la cattiveria della voce principale Certo, incazzato sono un po’ incazzato, ma ho cercato di trasformare la rabbia in energia positiva, e mi sembra di esserci riuscito (Anger is an Energy, ricordi?). Quanto all’ironia invece ti do perfettamente ragione: l’ironia oggi mi sembra un’arma spuntata e quindi cerco di usarla il meno possibile. L’ironia è una forma di giudizio che è efficace quando può contare su un fondo comune di valori che permettono di ridicolizzare chi se ne discosta. Quel fondo al momento è, come dire, sfondato. Mi sembra che dal punto di vista delle sonorità tu ti sia divertito a cambiare un po’ le carte in tavola: ok il punk, ma anche un po’ di rock a tutto tondo, ska, reggae, perfino qualche idea blues. Scelte progettuali o le canzoni sono cresciute così? Volevo evitare come la peste di fare un disco troppo “ortodosso”, anche perché non vedo proprio spazi per l’ortodossia in generale, oggi. Non rinnego niente del passato, ma preferisco una veste sonora che mi consenta di arrivare potenzialmente a tutti e dire quel che ho da dire senza ripararmi dietro cliché che ormai sono limitanti e puramente autorappresentativi. Da questa impostazione generale nasce tutto il resto. Il mio sogno inconfessabile in realtà è fare canzoni ultra pop che funzionino come cavalli di Troia: forma accattivante e contenuto destabilizzante. Mi chiedevo: come mai la tua “Bubblegum” non è stata scelta come colonna sonora del Fertility Day? Ahahahaha Figurati se non ci ho pensato. E’ una canzone che ho scritto col preciso intento di stimolare al sesso, perciò si presta benissimo. Diciamo che se fossimo in Danimarca (hai visto il loro spot analogo ?) probabilmente il Ministro della Salute avrebbe scelto la mia canzone, io sarei ricco grazie ai diritti d’autore e il tasso di natalità sarebbe salito del 100%. Ma siamo in Italia, e ogni volta che c’è di mezzo il sesso non si riesce a evitare la goffaggine e il moralismo. Perciò io continuo a cercare di farmi largo tra i gattini e gli italiani continueranno a invecchiare. Detto 16 questo, forse ti stupirà, ma nella comunicazione in sé dei limiti biologici della riproduzione sessuale non vedo niente di così scandaloso (taglio comunicativo a parte). Ma in “Bubblegum” in realtà siamo già ben oltre, a un momento in cui la tecnica minaccia di soppiantare il sesso nel processo riproduttivo umano. Considero questa evoluzione, aperta dalla biologia genetica, più inevitabile che probabile. E mi sento già un po’ nostalgico per quella bizzarra specie animale chiamata “essere umano”, che siamo stati e tra poco non saremo più. Sono curioso di conoscere la genesi (è il caso di dirlo) di “Codice rosso”. La genesi di “Codice Rosso” è il riff di chitarra che senti all’inizio. Quel maledetto riff mi ha costretto a lavorare sodo per trovargli un testo coerente, e non è stato facile affrontare l’argomento che la musica imponeva. Alla fine, qui un po’ di ironia l’ho dovuta usare. Come è possibile che nel XXI secolo ci sia ancora gente che uccide animata da una ideologia religiosa totalmente priva di coerenza? Abbiamo già avuto i nostri problemi in Italia con la religione cattolica, che non ha conosciuto la Riforma e che per anni 17