grafica e video. Ma è stato addirittura
fondamentale nel ridarmi la fiducia
nelle mie capacità compositive, che era
gravemente compromessa. Scrivere il
disco è stata una terapia. L’unica possibile e la migliore.
Rispetto a quello che ci si poteva
aspettare (o almeno che mi aspettavo
io) il disco suona più incazzato che ironico. Avevi dosi di rabbia da smaltire?
Mah, secondo me la cattiveria e la rabbia dipendono molto dalla voce di Tattoo. A me piace moltissimo, perché ha
quel graffio naturale che mi permette
di scrivere anche testi “morbidi” senza mai perdere di incisività. Se noti ci
sono anche un sacco di cori molto melodici e zuccherosi, proprio per equilibrare la cattiveria della voce principale
Certo, incazzato sono un po’ incazzato,
ma ho cercato di trasformare la rabbia in energia positiva, e mi sembra di
esserci riuscito (Anger is an Energy,
ricordi?). Quanto all’ironia invece ti do
perfettamente ragione: l’ironia oggi mi
sembra un’arma spuntata e quindi cerco di usarla il meno possibile. L’ironia
è una forma di giudizio che è efficace
quando può contare su un fondo comune di valori che permettono di ridicolizzare chi se ne discosta. Quel fondo al
momento è, come dire, sfondato.
Mi sembra che dal punto di vista delle
sonorità tu ti sia divertito a cambiare
un po’ le carte in tavola: ok il punk, ma
anche un po’ di rock a tutto tondo, ska,
reggae, perfino qualche idea blues.
Scelte progettuali o le canzoni sono
cresciute così?
Volevo evitare come la peste di fare un
disco troppo “ortodosso”, anche perché
non vedo proprio spazi per l’ortodossia
in generale, oggi. Non rinnego niente
del passato, ma preferisco una veste
sonora che mi consenta di arrivare potenzialmente a tutti e dire quel che ho
da dire senza ripararmi dietro cliché
che ormai sono limitanti e puramente
autorappresentativi. Da questa impostazione generale nasce tutto il resto.
Il mio sogno inconfessabile in realtà è
fare canzoni ultra pop che funzionino
come cavalli di Troia: forma accattivante e contenuto destabilizzante.
Mi chiedevo: come mai la tua “Bubblegum” non è stata scelta come colonna
sonora del Fertility Day?
Ahahahaha Figurati se non ci ho pensato. E’ una canzone che ho scritto col
preciso intento di stimolare al sesso,
perciò si presta benissimo. Diciamo
che se fossimo in Danimarca (hai visto
il loro spot analogo ?) probabilmente
il Ministro della Salute avrebbe scelto
la mia canzone, io sarei ricco grazie ai
diritti d’autore e il tasso di natalità sarebbe salito del 100%. Ma siamo in Italia, e ogni volta che c’è di mezzo il sesso
non si riesce a evitare la goffaggine e il
moralismo. Perciò io continuo a cercare
di farmi largo tra i gattini e gli italiani continueranno a invecchiare. Detto
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questo, forse ti stupirà, ma nella comunicazione in sé dei limiti biologici della
riproduzione sessuale non vedo niente
di così scandaloso (taglio comunicativo a
parte). Ma in “Bubblegum” in realtà siamo già ben oltre, a un momento in cui la
tecnica minaccia di soppiantare il sesso
nel processo riproduttivo umano. Considero questa evoluzione, aperta dalla biologia genetica, più inevitabile che probabile. E mi sento già un po’ nostalgico per
quella bizzarra specie animale chiamata
“essere umano”, che siamo stati e tra
poco non saremo più.
Sono curioso di conoscere la genesi (è il
caso di dirlo) di “Codice rosso”.
La genesi di “Codice Rosso” è il riff di
chitarra che senti all’inizio. Quel maledetto riff mi ha costretto a lavorare
sodo per trovargli un testo coerente,
e non è stato facile affrontare l’argomento che la musica imponeva. Alla
fine, qui un po’ di ironia l’ho dovuta
usare. Come è possibile che nel XXI
secolo ci sia ancora gente che uccide
animata da una ideologia religiosa totalmente priva di coerenza? Abbiamo
già avuto i nostri problemi in Italia
con la religione cattolica, che non ha
conosciuto la Riforma e che per anni
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