qualcosa della sua realizzazione?
Si tratta del primo capitolo di un progetto più ampio, è un’unica “storia”
suddivisa in cinque video che accompagnano i cinque brani dell’ep. Siamo
stati in giro due settimane tra Lazio e
Puglia, ad assecondare le idee perverse
di Marcello Rotondella, che è l’autore
della sceneggiatura oltre che il regista.
I video usciranno uno dietro l’altro, svelando pian piano (o forse no) quello che
succede tra un uomo e una donna che
forse si lasciano, forse si ammazzano,
forse invece no ed è tutto OK.
Qualcuno (anch’io) ha evidenziato i
tuoi legami con il cantautorato classico. Ma ci si trova anche la stessa matrice di alcuni contemporanei,
per esempio IOSONOUNCANE.
Che ne pensi?
L’ultimo di IOSONOUNCANE è un
buon disco, non so se c’entri qualcosa
con il mio. Mi piace Giovanni Truppi
ma per il resto ascolto
zero musica italiana moderna, men che meno
cantautori. Il mio artista
preferito al momento è
Shintaro Sakamoto, anche lui credo c’entri poco
però con quello che faccio.
Se c’è un tratto comune più o meno a tutto il
mondo indie e forse a
tutta una generazione,
è la voglia di andare via.
Vorrei sapere come nasce una canzone come “Andiamocene a Taiwan”.
Prima ancora che dell’indie e questa
generazione, due cose che in effetti
disprezzo abbastanza, escapismo e generica fuga sono leit motiv del rock
n’ roll da Little Richards in poi.
“Andiamocene a Taiwan” nasce con degli armonici di chitarra acustica, una
discreta depressione/disperazione/pessimismo e un rifugio infantile in una
suggestione romantica. Immagino molte cose e ne metto in pratica poche, ma
credo che la realtà sia sopravvalutata
quindi è tutto OK (e siamo a 2, al terzo
ok me ne convinco).
Di fronte a un ep è spontaneo chiedersi: è anche un preludio a un disco prossimo, a un tour, a qualcos’altro?
Nell’ordine: spero di sì ma tra un bel
po’ / credo di sì tra non molto / sicuramente sì perché se non si trova qualcos’altro si muore, si impazzisce.