TRAKS INTERVIEW 001 | Page 12

qualcosa della sua realizzazione? Si tratta del primo capitolo di un progetto più ampio, è un’unica “storia” suddivisa in cinque video che accompagnano i cinque brani dell’ep. Siamo stati in giro due settimane tra Lazio e Puglia, ad assecondare le idee perverse di Marcello Rotondella, che è l’autore della sceneggiatura oltre che il regista. I video usciranno uno dietro l’altro, svelando pian piano (o forse no) quello che succede tra un uomo e una donna che forse si lasciano, forse si ammazzano, forse invece no ed è tutto OK. Qualcuno (anch’io) ha evidenziato i tuoi legami con il cantautorato classico. Ma ci si trova anche la stessa matrice di alcuni contemporanei, per esempio IOSONOUNCANE. Che ne pensi? L’ultimo di IOSONOUNCANE è un buon disco, non so se c’entri qualcosa con il mio. Mi piace Giovanni Truppi ma per il resto ascolto zero musica italiana moderna, men che meno cantautori. Il mio artista preferito al momento è Shintaro Sakamoto, anche lui credo c’entri poco però con quello che faccio. Se c’è un tratto comune più o meno a tutto il mondo indie e forse a tutta una generazione, è la voglia di andare via. Vorrei sapere come nasce una canzone come “Andiamocene a Taiwan”. Prima ancora che dell’indie e questa generazione, due cose che in effetti disprezzo abbastanza, escapismo e generica fuga sono leit motiv del rock n’ roll da Little Richards in poi. “Andiamocene a Taiwan” nasce con degli armonici di chitarra acustica, una discreta depressione/disperazione/pessimismo e un rifugio infantile in una suggestione romantica. Immagino molte cose e ne metto in pratica poche, ma credo che la realtà sia sopravvalutata quindi è tutto OK (e siamo a 2, al terzo ok me ne convinco). Di fronte a un ep è spontaneo chiedersi: è anche un preludio a un disco prossimo, a un tour, a qualcos’altro? Nell’ordine: spero di sì ma tra un bel po’ / credo di sì tra non molto / sicuramente sì perché se non si trova qualcos’altro si muore, si impazzisce.