TIS - Il Corriere Termo Idro Sanitario Nov 2022 | Page 17

www . infoimpianti . it TIS N . 395 NOVEMBRE 2022
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Vengono infatti categorizzati due ambiti tecnologici , sistemi UV-C e sistemi ad ozono e vengono prese in considerazione le norme disponibili per definire le modalità di utilizzo di questi principi di abbattimento della carica microbiologica , dando modo di stabilire quali parametri utilizzare e a quali normative fare riferimento per un uso “ sicuro ” e un ’ esposizione non rischiosa agli agenti di contrasto . Ne consegue una corretta valutazione del rischio , che è ancora una volta ribadita come elemento imprescindibile nell ’ a- dozione di questi strumenti in ambito di edifici scolastici ma anche in qualsiasi contesto di occupazione di spazio confinato . Infatti “ l ’ esito della valutazione del rischio , sia per gli agenti chimici , sia per quelli fisici , consente di definire le misure che il fabbricante deve indicare nella documentazione per prevenire effetti indesiderati per le persone esposte , sia utilizzatori sia astanti . Ad esempio potranno essere indicati tempi massimi di permanenza , tempi di rientro , sistemi di ventilazione e DPI .” Ma la questione della sicurezza non conclude l ’ analisi preliminare necessaria per la scelta dello strumento , c ’ è il capitolo
aziendale o una qualsiasi prova svolta sul campo , ma soltanto le analisi svolte in rispondenza a protocolli normati ed effettuate da soggetti accreditati presso le autorità competenti .
C ’ È VOLUTO DEL TEMPO , MA LA CHIAREZZA È ARRIVATA Un testo come questo ci riconcilia con il legislatore , al quale più volte da queste pagine avevamo chiesto un supporto che permettesse all ’ operatore sul campo di decidere che cosa fare , come scegliere e come gestire la questione del contrasto al rischio microbiologico . Il fatto che il documento faccia riferimento alle scuole può sembrare limitativo , ma a nostro avviso invece è utile a dire che se è valido in un ambiente a tasso antropico ( numerosità degli occupanti e tempi di permanenza ) così incisivo , esso può essere utile in molte altre situazioni e comunque il contenuto ( sul fronte dei dispositivi ) è dirimente non solo per applicazioni in edifici scolastici , ma ovunque ! Viene da dire che questo DPCM e le linee guida sono forse il punto di avvio di una stagione di interazione e collaborazione positiva fra tutti gli interlocutori che operano sull ’ IAQ , creando le condizioni per una responsabilità condivisa e un valore aggiunto maggiore derivante dal lavoro congiunto e co-progettato di medici , analisti di laboratori , fisici , chimici , progettisti e ( ultimi ma non ultimi ) impiantisti e manutentori . Una nuova stagione ? Ce lo auguriamo , anche per la nostra salute !
efficacia , che è oggetto di un procedimento di dimostrazione rigoroso e ancora una volta metodologicamente solido per stabilire la validità della metodologia adottata . Tanto per cominciare il DPCM afferma inequivocabilmente che ” per disinfezione si intende un tasso di abbattimento della carica microbica pari o superiore al 99,9 % rispetto a quella iniziale .” Questo ci porta su un terreno , quello della denominazione delle azioni di contrasto della carica microbiologica , che il DPCM affronta nella sua parte conclusiva ( vedi box ). Un punto altrettanto centrale è costituito dalla nota che chiarisce che “ Per il trattamento dell ’ aria degli ambienti indoor ( controllo e miglioramento del microclima per quanto riguarda le caratteristiche sia dal punto di vista microbiologico che chimico ), a livello nazionale / internazionale non è stata identificata una specifica norma per la verifica dell ’ efficacia di sistemi in grado di diminuire la carica microbica dell ’ aria … Sia che l ’ obiettivo sia quello di sanificare le superfici o l ’ aria , si raccomanda comunque di documentare i parametri minimi di efficacia associati a : informazioni sui volumi trattabili con un determinato sistema ; eventuale dipendenza dalla distanza dalla sorgente ; interferenza ( se del caso ) di ostacoli fisici .” Ciò significa che devono essere dichiarate ( e vedremo poi in che modo ) le prestazioni e le loro limitazioni , punti salienti nella valutazione di efficacia .
C ’ È ANCHE LA FILTRAZIONE Un paragrafo viene dedicato al mondo della filtrazione e alla sua interazione / collaborazione con questi dispositivi , andando a dare istruzioni anche in questo caso utili su criteri di utilizzo e anche di manutenzione ( rifiuti speciali ). Sul tema dell ’ efficacia si arriva a conclusione con indicazioni piuttosto stringenti di metodo sulle prove in campo , suddivise a loro volta in due parti : in prima battuta si stabilisce che “ l ’ efficacia , intesa come abbattimento della carica microbica / virale rivendicata , deve essere supportata da evidenze sperimentali idonee , basate su protocolli standardizzati ( es . norme EN , ISO , ecc .), rilasciati da laboratori di prova o da Centri di saggio competenti .” Un fatto che mette chi adotta questi strumenti al riparo da contestazioni quantomeno formali , ma che va unito alle prove per la determinazione dei principi attivi ( chimici ) e sottoprodotti per le quali si stabilisce che “ per quanto concerne i principi attivi e i sottoprodotti , le stime dell ’ e- sposizione devono essere basate su dati di monitoraggio ambientale , per ambienti analoghi o assimilabili a quelli ai quali il sistema è destinato , documentati attraverso rapporti di prova rilasciati da laboratori di prova accreditati o , in alternativa , attraverso l ’ utilizzo di modelli di simulazione validati .” La questione della veridicità dei dati è sostanzialmente chiusa indicando che la sorgente non è il laboratorio