the mente giugno 2014 | Page 29

Il problema L a solitudine è un pianto, quello di un bambino che è lì, con i suoi giocattoli e aspetta qualcuno, che però non arriva. La solitudine è una stanza, quella in cui un adolescente si rinchiude, tornato da scuola. E’ un sorriso, quello di un’anziana donna che vive sola, quando riceve visite e capisce che ancora qualcuno per cui vale la pena di lottare c’è. E’ una penna, una tastiera con la quale scrivi, ti sfoghi. Scrivi di te, degli altri, di tutto, di nessuno. Scrivi perché speri ancora di trovare qualcuno disposto ad ascoltare tutto ciò che hai da dire. E quelle frasi rimangono lì, nel tuo quaderno, nel tuo computer, nella tua testa. Perché è così, quando ti senti solo. Pensi che il tuo parere sia superfluo, che non ci sia nessuna mano che ti aiuta a rialzarti quando cadi. La solitudine è un vortice che ti confonde, ti fa sentire perso. Per un bambino essere solo può significare anche non avere nessuno con cui giocare a scuola, con cui dividere la merenda. Tutto gli sembra nero. Ma allo stesso modo, una luce bianca lo accoglie a casa: l’amore dei suoi genitori è di gran lunga superiore ad un brutto intervallo. Crescendo, il bambino diventa adolescente e inizia a vedere grigio. A volte non sa neppure definire quello che prova. Sbalzi d’umore, pianti improvvisi, si sente solo in mezzo alla gente, circondato da persone che non lo capiscono. Trova conforto negli amici, ma pochi sono quelli veri. Ancora non capisce che quei pochi sono coloro che possono salvarlo, sono indispensabili e soprattutto sono abbastanza. E poi: la distanza. A causa della lontananza è facile sentirsi soli. Amicizie, amori portati avanti combattendo centinaia di km. A volte senti più vicine persone assenti fisicamente rispetto a quelle che ti circondano. Così vicine, ma così lontane. Ciò che ti manca, però, è il contatto fisico. Un abbraccio, una carezza da quella persona e questo può far stare male. Le persone sono bloccate nel vortice, nella solitudine, o meglio pensano di esserlo. Un bambino trova facilmente qualcuno che gli asciughi le lacrime, che gli presti il suo giocattolo, qualcuno con cui ridere, correre. Un amico ti rende le giornate migliori, tutto il nero sbiadisce e lascia il posto alla luce. Un adolescente trova il coraggio di uscire dalla sua camera, di togliere le cuffie e guardare il mondo. Si accorge di essere amato, di tutte le persone che sono lì fuori ad aspettarlo. Inizia a divertirsi e capisce che è negli anni migliori della sua vita. “Smetti di esistere e inizia a vivere” La distanza si batte, si percorrono i km e arriva l’abbraccio tanto aspettato. Una persona anziana sa di avere i suoi figli, i nipoti: sono il suo tesoro. Sono ciò che la fa andare avanti, ciò che la rende felice e fiera, fino alla fine. Non sei solo, guardati intorno. Esci dal vortice, sei tu che rifiuti le mani che provano a rialzarti. Sono qui, guardami. Aurora Travaglio 29