the mente giugno 2014 | Page 11

Le esperienze A Palazzo Farnese è conservato dal 1894 il fegato etrusco, una vera e propria ricchezza per il Museo Civico di Piacenza. E' un modello bronzeo di fegato di pecora con iscrizioni etrusche, risalente al I-II secolo a.C. Venne rinvenuto da un contadino durante l'aratura il 26 settembre 1877, a Settima, frazione di Gossolengo. Lo scopritore, ricevuto in dono l’oggetto dal proprietario del campo, che lo aveva giudicato di scarso valore, lo mostrò al parroco del paese. Fu poi acquistato dal conte Francesco Caracciolo, che iniziò subito nuove ricerche archeologiche. Il conte, divulgò la notizia della scoperta e il fegato fu sottoposto al parere di Vittorio Poggi, studioso delle antichità etrusche, che pubblicò un disegno e un articolo su di esso e l'attenzione sull'oggetto crebbe e divenne di primaria importanza negli studi sugli etruschi. Si trovano tre protuberanze, la cistifellea è l'unica che è stata interpretata oggi. Diviso in caselle presenta incisi nomi delle divinità; anche il cielo era diviso in settori, questi infatti si "riflettevano" sul fegato. La parte inferiore, arrotondata, ha una venatura che separa la parte dedicata al Sole da quella della Luna. Veniva utilizzato per interpretare la volontà degli Dei; veniva osservato dagli aruspici che capivano qual era la divinità che voleva trasmettere un messaggio. L'aruspice durante l'analisi del fegato teneva la mano sinistra sollevata e il piede sinistro appoggiato ad una roccia. Aveva un cappello a punta, un mantello realizzato con la pelle dell'animale sacrificato, un bastone ricurvo e il coltello con il quale era stato fatto il sacrificio. Si narra che l'arte sia stata insegnata da Tagete, un fanciullo con l'intelligenza di un anziano (infatti spesso è rappresentato coi capelli bianchi), nato da un solco del terreno. Il contadino che lavorava la terra, spaventato attirò l'attenzione di altri che corsero in suo aiuto, Tagete, lì, insegnò a loro l' arte dell' aruspicina. In realtà però, sembra che quest'arte esistesse già in Mesopotamia e gli etruschi l'abbiano proprio imparata da loro. Non si conosce ancora quale sia stato lo scopo di questo modello: si pensa che fosse una guida per rendere più facile l'osservazione del fegato degli animali sacrificati, o che forse fosse stato creato per l'insegnamento agli aspiranti aruspici o ancora, che fosse il pezzo di una statua. Si crede anche che il fegato appartenesse ai romani dato che, in quel periodo occupavano l'Italia. Melissa Gazzola 11