di Eleonora Baldi
Una vita a tutto sport
Che cos’è per te lo sport?
\ \ \ A G O R A‘ / / /
“Lo sport è prima di tutto cultura, è benessere fisico e mentale che non conosce età. È aggregazione,
socializzazione, ti insegna a rispettare le regole, l’avversario. Ti forma ad essere una persona pronta a
collaborare sempre nella vita con tutti e al sacrificio che ogni cosa che affronti comporta ,sia nello sport sia
nella vita. Anzi è un po’ una metafora della vita: oggi più che mai nella società civile in cui viviamo lo sport
è un elemento imprescindibile per una società sana e di sani valori e principi”.
Lo sport di squadra ti insegna a rispettare gli altri
e a metterti a servizio della squadra, che funziona solo se tutti funzionano,
se tutti girano.
Dicevamo sport come metafora
della vita, fatto dunque di luci
ed ombre. Ti va di raccontarci
le tue?
“Partiamo da un presupposto: momenti
bui io non li vedo mai nello sport! Certo,
sconfitte ed lnfortuni ti mettono alla prova.
Ma la sconfitta, per un atleta vero è un passo
importante di crescita: perdere partite importanti ti rattrista, ma ti da anche la carica e la
volta successiva sarai ancora più determinato, avrai appreso tanto per migliorarti, nelle
gare e nelle situazioni della vita successive e
saprai apprezzare ancora con maggior gusto
la vittoria. Io ho avuto diversi infortuni ed
anche in questo amare lo sport che pratichi
ti aiuta: la fase della rieducazione è quella
più difficile, c’è tanto sacrificio. Per tornare
in campo il prima possibile facevo 7-8 ore
di terapia al giorno. Soffri e sudi per tornare
ad essere quello che eri, con tante incognite,
ma questo è anche il bello dello sport: lavori
talmente tanto per arrivare ai livelli a cui eri
che poi ottieni il risultato sperato”.
8 / WHY MARCHE
Scommetto che i momenti più
belli saranno invece legati
alla pallamano che come ci dici
ti ha folgorato!
“Della pallamano mi sono innamorato a 13 anni,
per un po’ ho portato avanti tennis e sci, ma poi ho
abbandonato tutto e per 18 anni mi sono dedicato
solo alla pallamano. Ho avuto davvero tante soddisfazioni. Le prime stagioni le ho fatte con una squadra di Ancona che militava nella serie più bassa e
sempre con questa squadra siamo arrivati alla A1.
Giocarsi la finale di campionato di A2 per andare
in A1 davanti a più di mille persone impazzite al
Palaveneto per la nostra vittoria e la promozione è
stato qualcosa di indescrivibile!
Nel 1997 sono anche stato uno dei primi giocatori
ad essere preso da una squadra di A1 di fuori regione, di Modena. Dopo un anno sono voluto tornare
ad Ancona in serie C e ho iniziato una scommessa
che nessuno credeva potessi vincere: fare una
squadra con tutti i migliori talenti dei dintorni e
ritornare in Serie A1. Ho contattato i ragazzi, scelto
l’allenatore, creato il gruppo. Tutti mi avevano preso per matto, dal presidente all’allenatore stesso, ai
ragazzi che chiamavo però le cose mi hanno dato
ragione: abbiamo vinto 3 campionati di fila, dal
1998 al 2000! Anni meravigliosi, riempivamo il palazzetto: se ci penso mi vengono ancora i brividi!”.
Poi l’ennesimo infortunio
e l’inizio della carriera da
allenatore. Come è andata?
“Già negli ultimi anni mentre giocavo
avevo iniziato ad allenare le giovanili.
Avevo vinto uno scudetto studentesco
con la squadra femminile del Savoia e
partecipato al mondiale di Strasburgo e
conquistato il campionato nazionale di
Serie B femminile con una delle squadre
più giovani.
Nel 2001 ho avuto l’ultimo infortunio al
ginocchio, davvero molto brutto e ho
dovuto smettere di giocare. Per 3 anni mi
sono allontanato del tutto, soffrivo troppo
nel non poter più giocare: per me il campo
era la vita!
Poi mi ha chiamato un mio ex compagno,
giocava a Falconara in A2 e la squadra era
davvero in difficoltà, ultima con 0 punti.
Mi ha chiesto una mano, c’ho pensato
un po’ anche insieme a mia moglie, ma la
voglia di ricominciare era tanta e ho accettato. Nel girone di ritorno abbiamo fatto il
secondo miglior punteggio e raggiunto la
salvezza!”.