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energetica e l’impiego delle energie rinnovabili in edilizia. Di questi ultimi, ancora una metà (46 contratti, il 43%) sono specificamente indirizzati alla riqualificazione energetica degli edifici; si tratta di un numero rilevante, considerando la giovane età dello strumento giuridico (i primi contratti risalgono al 2010). Tra le reti prevalgono, in termini numerici, e si distinguono, per interesse, quelle a carattere locale, caratterizzate dall’artigianalità delle imprese coinvolte, da una modalità di operare in filiera orizzontale complementare, dal ruolo dominante dell’attività edilizia. Le reti a carattere locale appaiono come la risposta territoriale, organizzata su iniziativa degli imprenditori, all’esigenza di riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare. Il rapido sviluppo di queste reti, legate prevalentemente al carattere artigianale dell’impresa edile, è testimonianza dell’efficacia dello strumento contrattuale della rete, capace di aggregare in modo nuovo le piccole e micro imprese intorno ad un obiettivo, ad un progetto di sviluppo, che diventa il motore dell’aggregazione, stimola l’innovazione, aumenta le potenzialità produttive e commerciali delle aziende. Si determina, insomma, un’aggregazione imprenditoriale che riunisce in senso orizzontale, senza un ordine gerarchico, un insieme di realtà produttive e capacità professionali, al fine di realizzare un lavoro complesso, la cui qualità può essere definita e certificata a livello di rete, bypassando le garanzie che può fornire la singola impresa. Da non sottovalutare il fatto che, dal punto di vista occupazionale, questa tipologia di rete può costituire un’importante opportunità di valorizzazione e di nuova creazione per il lavoro qualificato a condizione che sia sostenuta da apposite politiche industriali e da un’azione efficace di contrasto all’elusione ed al lavoro nero. Per conseguire risultati su vasta scala, e sviluppare la filiera industriale dedicata alla riqualificazione energetica degli edifici, è d’ora in poi necessario passare dall’intervento sui singoli alloggi a quello sugli edifici e sulle porzioni urbane. Intensificare gli sforzi per mettere in efficienza il vasto ed obsoleto patrimonio immobiliare nazionale comporta un rilevante impegno a tutti i livelli. Per prima cosa è necessario che le istituzioni si coordino e si facciano promotrici di un vasto programma di riqualificazione energetica dei grandi patrimoni immobiliari pubblici, alla stregua di vasti interventi in corso, come quello olandese denominato “Energiesprong”, che mira a conseguire significativi risparmi energetici per gli utenti finali, incrementando l’impiego delle energie rinnovabili e sviluppando una filiera industriale con creazione di nuovi posti di lavoro. Non è più sufficiente agire con gli incentivi fiscali alle famiglie, un maggior sforzo deve essere indirizzato a rendere più fruibili strumenti dedicati ai grandi interventi, quali il Conto Termico1, oppure alla definizione di strumenti finanziari dedicati. D’altro canto, non è possibile ignorare le caratteristiche peculiari del patrimonio immobiliare italiano, la vetustà e la fragilità del patrimonio storico architettonico, la ridotta dimensione del patrimonio residenziale pubblico, l’estrema frammentazione della proprietà immobiliare. Questi elementi, assieme alla piccolissima dimensione media dell’impresa edilizia, spiegano, da un canto, il successo italiano delle forme di incentivazione fiscale indirizzato alle famiglie proprietarie, dall’altro indicano che non si può retrocedere da questa tipologia di interventi, che, casomai, vanno affiancati a misure di sostegno all’offerta, ad esempio indirizzate a favorire lo sviluppo di aggregazioni in rete delle aziende finalizzate 159