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2008. Dell’intero valore della produzione cumulato dal settore delle costruzioni nel 2014 (stimato dal Cresme in 169 miliardi di euro2), circa il 70% è riconducibile ad interventi di manutenzione straordinaria e ordinaria sul patrimonio esistente: questa percentuale è in fortissima crescita, basti pensare che dal 2006 al 2014 la quota di rinnovo sul totale della produzione edilizia è passata dal 55,4% al 69,4%. E’ questo il segno più evidente che la trasformazione del settore verso la riqualificazione (statica, funzionale, energetica) degli edifici e delle costruzioni è ormai consolidata, e che tanta parte ha, in questa trasformazione, la riduzione dei consumi energetici e la sostenibilità del processo produttivo. Alla determinazione di questi andamenti hanno contribuito, in maniera decisiva e sempre crescente, la riproposizione ed il rafforzamento delle misure di incentivazione per la riqualificazione edilizia, sia di carattere generale (36%, poi 41% e 50%), sia quelle misure specificamente incentivanti la riqualificazione energetica degli edifici (55%, poi 65%). Il peso di questi interventi agevolati rispetto al totale dell’attività di rinnovo edilizio si può quantificare, in media rispetto al periodo completo di incentivazione (1998-2014) in circa il 28% per l’edilizia residenziale e nel 20% riguardo al complesso (residenziale e non residenziale). Se però guardiamo al solo anno 2014, tale peso raggiunge, rispettivamente, le percentuali del 43% e del 60%. Nel 2014 sono state complessivamente presentate 1.692.783 domande per la detrazione delle spese di ristrutturazione edilizia, e di queste 365.015 afferivano alla riqualificazione energetica3. Il numero delle domande per la riqualificazione energetica mostra un trend in crescita, con alcune battute di arresto nel 2011 e nel 2012, dovute in parte alla crisi, in parte all’effetto concorrenziale tra le diverse misure incentivanti. Il 50% previsto per il recupero edilizio è risultato, infatti, troppo vicino, in termini di incentivazione, al 55% proposto per lavori di riqualificazione energetica, lavori che risultano più complessi dal punto di vista tecnologico e richiedenti maggiori adempimenti burocratici. A partire dal 2013, sulla spinta dei miglioramenti legislativi (65%), il numero delle domande presentate è tornato a crescere considerevolmente, segnando un +40% rispetto ai valori del 2012 e un +250% rispetto al primo anno di introduzione del provvedimento (il 2007). Le stime per il 2015 prevedono una lieve flessione dei lavori detraibili, rispetto al picco registrato nel 2013. Per gli anni a venire molto dipenderà dalla stabilizzazione dello strumento e, ancor più, dal mantenimento di una quota detraibile sufficientemente alta, tale da garantire la convenienza dell’investimento. Al momento in cui scriviamo, per il 2016, nell’ambito della Legge di Stabilità, è stata decisa una ulteriore proroga annuale degli incentivi del 50% e 65%, sostanzialmente replicando le stesse modalità dello scorso anno. Unica novità di rilievo appare quella dell’ampliamento del beneficio fiscale al patrimonio di edilizia residenziale pubblica, fattore che stimolerà l’adeguamento energetico dei grandi edifici residenziali a proprietà indivisa da parte delle Aziende per la Casa. La riproposizione delle misure di incentivazione fiscale all’edilizia nelle stesse modalità dello scorso anno, da un canto sono è considerarsi come un fattore positivo, che continuerà a contribuire alla crescita economica del settore edilizio, così come già accaduto in tutti questi anni di crisi. Si rammenta, infatti, che, secondo il Cresme, gli incentivi fiscali 137