Tesi di Laurea di Davide Roberto in Etnomusicologia (Dams - Musica) Tesi di Laurea in Etnomusicologia di D. Roberto | Page 12
2.1 Cenni storici
La presenza in Italia del tamburello è evidentemente collegata con
la vasta diffusione che tale strumento ha conosciuto sin dall’antichità in
area mediterranea. Infatti, il tamburello giunse in Italia con le invasioni
arabe che interessarono l’area meridionale della nostra penisola 8. Ma le
zone dell’Italia meridionale, quali la Sicilia, la Calabria, la Campania ed
il Salento, già a partire dall’VIII secolo a. C., furono coinvolte da un
flusso migratorio originato da singole città della comunità greca,
motivato sia dall'interesse per lo sviluppo delle attività commerciali, che
da tensioni sociali dovute all'incremento della popolazione dell’antica
Grecia, a cui la magra produzione agricola non riusciva a dare
sostentamento. Queste comunità greche portarono con sé anche la loro
cultura musicale nella quale vi era la presenza del tamburo a sonagli. Ciò
è dimostrato anche da numerose attestazioni iconografiche del V e IV
secolo a. C. che si ricavano dalla pittura vascolare apula, da cui si ricava
la diffusione e il ruolo della mania telestica e i rapporti storici e
morfologici tra quella e il fenomeno del tarantismo 9. Anche nell’epoca
degli antichi romani si attesta la presenza del tamburo a sonagli. Nel
mosaico romano, con suonatori ambulanti, dalla villa “di cicerone” a
Pompei, firmato da Dioscoride di Samo e risalente al I secolo a. C., è
possibile constatare la presenza di un suonatore di tamburo a cornice.
Anche in Salento presso Porto Badisco, e precisamente nella grotta dei
Cervi, sono stati rinvenuti delle raffigurazioni di circa 6000 anni fa, che, si
presuppongono essere inerenti alla forma del tamburello.
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GUIDO FACCHIN, Le percussioni, EDT, 1989, pag. 239.
DOMENICO STAITI, La mania telestica nelle fonti figurative apule, in Tarantismo, transe,
possessione, musica a cura di Gino L. Di Mitri, Besa Editrice, Nardò, pag. 16.
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