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DISCESE ARDITE E
RISALITE DI
ANGELIQUE
Un anno di grazia e quello dopo di buio. In
24 mesi Angelique Kerber assapora
praticamente tutto: conosce la gloria, vince
due Slam, chiude l’anno al numero uno del
mondo, e poi scende negli inferi
dell’anonimato, delle promesse non
mantenute e della pressione che non si
regge. E poi torna.
L’edizione 2018 di Wimbledon al femminile
restituisce al circuito una Kerber nuovamente
vincente, che si rialza dopo essere caduta. E
la risalita è tanto straordinaria quanto è stata
rovinosa la discesa: nel palcoscenico più
prestigioso del mondo contro l’avversaria più
blasonata.
Certo, la Serena Williams battuta in finale
non è neanche vicina alla dominatrice che fu.
Del resto, sarebbe stato difficile attendersi
qualcosa di differente al quarto torneo, a 36
anni e dopo un parto. Kerber, tuttavia, aveva
dimostrato di saper duellare alla pari e
battere anche la “vera” Serena. Nel 2016
l’impresa le era riuscita addirittura nella finale
di un Major, un territorio non esattamente
agile con la sagoma dell’americana dall’altra
parte della rete. Due anni fa Angie aveva
vinto in Australia (proprio contro Serena),
aveva perso in finale a Wimbledon e aveva
chiuso vincendo a New York: tre finali, due
titoli e il trono delle classifiche con cui ha
chiuso il 2016 e cominciato il 2017.
Dodici mesi dopo l’orizzonte disegnava
scenari completamente ribaltati: la tedesca
ha terminato la stagione fuori dalle prime 20
del mondo (numero 21), giocato una sola
finale – perdendola a Monterrey contro
Pavlyuchenkova – e nelle prove dello Slam
ha raggiunto due volte gli ottavi di finale e
perso altrettante volte al primo turno. In
sostanza, un disastro. Nel 2018 a luglio e
con ancora un bel po’ di strada da fare prima
della fine dell’anno, Kerber ha già vinto dieci
partite in più dell’intero 2017 (39 contro 29),
perdendone per ora la metà (12 contro 24).