Tennis World Italia 53 Tennis World Magazine 53 | Page 17
mancato al sudafricano e che da solo non
sarebbe bastato a fargli fare la voce grossa
per un set contro Djokovic nella finale di
Wimbledon, più di una semplice voglia di
onorare il pubblico dello stadio di tennis più
importante del mondo, questo atteggiamento
riflette la nuova mentalità di un tennista
maturato, che non sembra conoscere ansie o
paure neanche quando sembrerebbe
inevitabile provarne.
Se la finale degli US Open poteva sembrare
un caso, questa finale, sia per il tabellone in
cui il sudafricano si è dovuto districare sia
per il modo in cui vi è approdato, fa una
prova: il best ranking di numero 5 è solo
l’ennesima conferma della maturazione di un
tennista che ha raggiunto l’apice della
propria carriera a 32 anni, colmando il gap
residuo che lo separava dai vertici del tennis
con una pazzesca evoluzione sul piano della
tenuta mentale.
Qualunque sia il suo rendimento nel
prossimo futuro, d’ora in avanti saranno altre
le immagini che mi verranno in mente
sentendo pronunciare il nome Kevin
Anderson: la prima sulla riga sul 12-11 40-15
contro Federer, la combinazione servizio
rovescio sul 25-24 40-15 contro Isner, la
feroce esultanza dopo il primo dei quattro
match point annullati a Nole nel tie-break del
terzo. Così, in un Wimbledon di cadute e
rinascite, il fu braccino Kevin Anderson è
definitivamente diventato un top player.
Andrea Aniello