inanza
Una storia tutta italiana
di Giuseppe Guzzardi
Lo scorso luglio il Gruppo Iveco è stato smembrato e venduto al Gruppo Tata, esclusa l’ area sensibile dei veicoli militari andata in pancia a Leonardo. Un viaggio lungo, segnato prima dal distacco di FCA insieme al segmento movimento terra Case New Holland, e poi dalla separazione da quest’ ultimo. Non si può non pensare a una retrostante strategia di lungo periodo, un desiderio di fondo di liberarsi di un brand peraltro di valore. Negli ultimi quindici anni si è molto favoleggiato sul futuro padrone di Iveco. Si credeva Made in USA, poi tanto per una ovvia quanto erronea deduzione si pensava a un giapponese, cinese o sudcoreano pronto ad attestarsi in Europa in un settore trascurato come quello dei veicoli da lavoro pesanti. A Ratan Tata, padre padrone della omonima multinazionale indiana scomparso nel 2024, poco si era pensato. Invece così è stato, a un prezzo più basso( 3,8 miliardi di euro) di quanto stimato, seppur privo del military e della piccola Astra. Tant’ è che il titolo( vedi
ANNO MOBILE IVECO GROUP- MILANO
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grafico), ha raddoppiato il proprio valore in un anno. La vicenda ci tocca da vicino per( almeno) due motivi. Prima di tutto, l’ incertezza per le fabbriche italiane ed europee sull’ approvvigionamento di componentistica e semilavorati. Poi, fatto rilevante, la considerazione che dello stesso Gruppo fa parte un gigante dell’ acciaio, Tata Steel. Tra le tante sinergie ipotizzabili, quella della bruta lavorazione di telai e longheroni è da attenzionare.
Sinergie, opportunità o rischio? Tata, oltre a possedere Jaguar e Land Rover, ha in tasca anche un pezzo di spezzatino( paradossi della storia) della sudcoreana Daewoo, in particolare il brand dei veicoli commerciali. Sempre a proposito di Corea del Sud, Iveco porta un carico importante: l’ accordo con Hyundai per un veicolo leggero leggero ed elettrico da declinare sul fortunato Daily, destinato probabilmente al pensionamento. Ci sono gli elementi per immaginare una strategia utilitaristica volta all’ ottimizzazione delle risorse interne al Gruppo Tata. Sovviene alla mente la Nano, megaprogetto di una world car supereconomica, che lo era tanto da essere snobbata dagli indiani di tutte le classi e caste. Quello che voleva essere l’ evoluzione del concetto di auto popolare fu un clamoroso flop. Tata avrà compreso che non sempre due più due fa quattro, e che le sinergie non sempre funzionano? Il grafico dell’ anno mobile è tutto per Iveco e per quei fortunati che avevano in portafoglio un po’ di azioni.
10 Ottobre 2025 www. techmec. it