inanza
L’ industria ha l’ influenza
di Giuseppe Guzzardi
Questo mese tocchiamo un aspetto che fin qui abbiamo eluso in quanto ritenevamo che, con gli scossoni impressi al mercato dalle influenze- chiamiamole così- internazionali, fosse meglio attendere per disporre di un quadro almeno con ampiezza trimestrale. La nostra attenzione si concentra quindi sulla produzione industriale con riferimento alla figlia degenere, l’ automotive. Niente di drammatico, se si considera che l’ indicatore negativo della produzione industriale( marzo 2025, dati Istat) si arpiona a 103,5 punti, ovvero una flessione rispetto allo stesso mese 2024 dell’ 1,8 %. Non drammatico, ma sgradevole sì. La percentuale rimane più o meno invariata sul primo quarto 2025. In Europa, per quanto riguarda l’ industria in genere, le flessioni sono diffuse. Ampliamo lo spettro sui trend semestrali: Germania-3,9 %, Italia-2,8 %, Spagna-1,9 %, Francia-0,3 %( dati Istat-Eurostat). In generale dobbiamo essere soddisfatti, fin quando non stringiamo l’ obiettivo sull’ automotive, un tempo asse trainante dell’ intera attività industriale: perde mese su mese il 14,9 % e sul trimestre il 23,9 %. La differenza con il resto d’ Europa potrebbe farci pensare a un errore di stampa,
ANNO MOBILE INDICE MIB AUTO E COMPONENTI
495000 480000 465000 450000 435000 420000 405000 390000 375000 360000 345000 330000 315000 ma non è così: Germania-5,8 %, Spagna-11,2 %, Francia-3,7 %. E l’ Italia? Una flessione che parla da sola:-33,5 %.
Auto, è stato bello In pratica un terzo di produzione che si volatilizza, soprattutto nella produzione di autoveicoli(-28,6 %) e di componenti(-18,9), con una lieve tenuta di lamierati e carrozzerie(+ 1,2), dato non casuale e solo parzialmente influenzato dalla disaccorta politica di conversione energetica che non aiuterà nessuno, tanto
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meno l’ ambiente, ma che in compenso danneggerà molti. C’ è un dato che fa ancora più male, ovvero la produzione di veicoli finiti per Paese. Neanche tanti decenni fa l’ Italia era il secondo produttore( non soltanto consumatore, ma produttore) di automobili. Oggi la situazione mensile( marzo 2025, dati Anfia) è questa: Germania 1,1 milioni di veicoli, Francia 910mila, Spagna 474mila, Gran Bretagna 215mila … Italia 67mila. Numeri che non hanno bisogno di commenti e che sottolineano l’ irreversibilità del fenomeno di deindustrializzazione dell’ automotive italiano, confinato nella mera componentistica( e meno male che c’ è). Ecco perché parlare di crisi dell’ automotive e del retrostante settore industriale suona male. Anche in vista dell’ orbita centrifuga di Stellantis, sarà bene pensare a qualcosa d’ altro per mantenere alto il nostro indice di industrializzazione. La versatilità e la flessibilità delle imprese italiane di tecnologia meccanica restano una risorsa unica e preziosa. Dedichiamo il grafico dell’ anno mobile al superindice settoriale Auto e componenti, in recupero con tutto il listino dopo i tremori tellurici trumpiani.
10 Giugno 2025 www. techmec. it